Il 3 novembre il tribunale di Gela ha emesso una sentenza di primo grado per 17 membri del movimento NoMuos, condannandoli a due anni ciascuno, per un totale di 34 anni di reclusione.

Il grande corteo del marzo 2014 contro l’opera di difesa

I fatti imputati risalgono al gioro 1 marzo del 2014, data in cui un corteo violava le prescrizioni della questura “per attraversare quel pezzo di territorio da troppo tempo ormai sottratto per gli interessi militari USA”, dicono dal comitato NoMuos. Quella manifestazione rispondeva alla costruzione del MUOS, che si era recentemente ultimata con due anni di ritardo rispetto ai piani della US Navy; ritardo possibile solo grazie alla resistenza del movimento che, senza risparmiarsi, ha bloccato l’avanzamento dei lavori contrapponendo i propri stessi corpi davanti ai mezzi militari e degli operai.

La solidarietà ali membri del comitato condannati

In quella giornata quindi il movimento ha attraversato contrada Ulmo e le zone limitrofe la base, senza lasciarsi ostacolare dalle prescrizioni e dal dispiegamento delle forze dell’ordine. “Il processo – dicono gli attivisti del comitato No Muos – è stato parecchio lungo e non ci serve leggere le motivazioni della sentenza per intravedere la forzatura e la politicità di questa decisione. Non ci stupisce affatto dato il clima generale, per cui leggi, misure preventive e sentenze sproporzionate vengono applicate con l’intento di gestire e reprimere il dissenso. Esprimiamo la nostra solidarietà e complicità con la condannata”.

E arriva la sentenza del Tar di Palermo sulla costruzione del Muo

La realizzazione del Muos, il mega sistema di difesa realizzato dagli Stati Uniti a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, in piena area tutelata, non ha rispettato le norme edilizie ed è stato costruito senza avere tutti i pareri. Lo hanno stabilito i giudici del Tar di Palermo, presieduti da Salvatore Veneziano che hanno accolto il ricorso presentato dal Comune di Niscemi, difeso dall’avvocato Edoardo Nigra.

Cosa hanno detto i giudici sulla costruzione del Muos

Il ricorso è stato presentato contro il ministero della Difesa e nei confronti dei vari assessorati che parteciparono alla conferenza dei servizi che sbloccò l’iter per la costruzione del mega impianto di difesa. Secondo i giudici amministrativi della prima sezione nel 2018 “non avrebbe potuto concludere la conferenza di servizi disponendo l’approvazione dei progetti in parola, dando per acquisito a tale data il silenzio assenso del Comune”.

Il Comitato No Muos che ha sempre sostenuto l’illegittimità dell’opera

Al fianco del Comune si era schierato il comitato No Muos che ha sempre sostenuto l’illegittimità dei lavori all’interno del sito d’interesse comunitario “Sughereta di Niscemi”, in quanto non rispettose delle norme in materia paesaggistica. “Il paradosso della vicenda è che, nel frattempo le opere erano già state eseguite, tanto che l’avvocatura dello Stato aveva provato a difendersi affermando che fosse “cessata la materia del contendere” – dicono i componenti del comitato -. Questa sentenza, per quanto inefficace nella sua sostanza, a meno che il Comune di Niscemi non richieda la demolizione delle opere costruite, ci dice una cosa chiara: all’interno della riserva, e della base NRTF-MUOS degli Stati Uniti d’America, sussistono opere abusive dichiarate illegittime da una sentenza del Tar e non è poi tanto vero che si possa far ricorso al regime derogatorio delle norme ordinarie in casi come questi”.

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