A Castel di Iudica l’estate è rovente all’interno del palazzo di città nel piccolo centro del catanese. Tutto è nato da una polemica avviata dal sindaco Ruggero Strano che ha innescato le parole al veleno della consigliera comunale Lorena Grazia Mileti. E dopo il botta e risposta tra i due, sorto per una cena molto partecipata del presidente della Regione Nello Musumeci in cui Ruggero Strano aveva parlato di un governatore poco attento alle regole anti-contagio al covid, adesso prende posizione anche il presidente del consiglio comunale Mario Di Dio. Viene fuori il quadro di una politica dal “dente avvelenato”, con denunce e contro-denunce. L’ultima è proprio quella del presidente dell’assise che ha scritto al prefetto di Catania chiedendo un suo intervento nella valutazione del comportamento istituzionale della consigliera Mileti, ritenuto “lesivo della dignità del consiglio comunale”.
I motivi della segnalazione in prefettura
Di Dio nella lettera racconta i motivi di questa segnalazione della consigliera alla prefettura. Un provvedimento che sarebbe sorto in seguito a precedenti contrasti sorti su vari atti amministrativi e accessi ispettivi effettuati dalla stessa Mileti. “Nonostante tali atti siano stati tempestivamente ed integralmente consegnati, – precisa Dio Dio – il consigliere ha contestato i provvedimenti adottati, denunciando alle autorità competenti come se fossero privi di supporto documentale e legislativo asserendo, infondatamente, una presunta non legittimità dell`operato degli organi amministrativi, al solo fine di una rappresentazione falsa della realtà per addivenire ad una delegittimazione del massimo organo democratico dell’Ente”. Lo stesso presidente del consiglio evidenzia che nonostante gli esposti della consigliera fatti all’assessorato regionale agli Enti locali, le risposte pervenute sono state quelle di un’archiviazione arrivata lo scorso 20 aprile. “A seguito del comportamento non conforme come consigliere comunale – precisa il presidente – mi sono rivolto a sua Eccellenza il Prefetto della provincia di Catania al quale chiedo di intervenire al fine di far cessare tale atteggiamento mistificatorio e lesivo della dignità dell’intero consiglio comunale”.
La richiesta di scioglimento ha fatto saltare i nervi
La tensione tra le fazioni politiche del piccolo comune del catanese è salita in seguito all’ultima uscita della consigliera Mileti in cui addirittura paventava come ci fossero gli estremi per uno scioglimento dell’amministrazione e del consiglio comunale: “Un metodo – attacca ancora il presidente – per cercare in tutti i modi di fare terrorismo politico”. Addirittura il controllo esercitato dalla consigliera viene definito di “polizia” e “al di fuori delle regole democratiche e regolamentari”. “Questo consigliere – conclude Di Dio – da più di due anni è raramente presente in consiglio comunale. Il mio invito al consigliere è quindi quello di essere presente nelle sedi istituzionali e meno su facebook”.
La polemica della cena
Tutto è nato quando viene intercettato Musumeci al ristorante “La ginestra” del piccolo centro del catanese. Al governatore viene rimproverato di essere seduto come tutti gli altri senza mascherina. Il sindaco, Ruggero Strano, se n’è accorto fra i primi ed ha puntato il dito su un altro elemento: “L’articolo 12 della sua stessa ordinanza – attacca il primo cittadino – prevede che per partecipare alle feste sia necessario sottoporsi al tampone se non si è completato il ciclo di vaccinazione. A tutti i commensali è stato chiesto a che punto fossero con l’immunizzazione? Qual è il limite di persone per considerarla una festa? Non si può scaricare la colpa sui siciliani se non ci si comporta allo stesso modo”. Non solo: nei luoghi affollati, secondo l’ordinanza, è obbligatorio indossare la mascherina anche all’aperto.
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