“A che serve essere vivi, se non si ha il coraggio di lottare?” È questa una delle più celebri frasi pronunciate da Giuseppe Fava, giornalista siciliano, ucciso per mano mafiosa la sera del 5 gennaio del 1984. Sono passati 38 anni da quel brutale attacco di cosa nostra non solo a una voce libera come quella di Fava ma alla stampa intera e alla libertà di pensiero.

L’omicidio il 5 gennaio 1984

Il giornalista e scrittore, fondatore del mensile “I Siciliani”, venne ucciso in un agguato mafioso la sera del 5 gennaio 1984, dinanzi all’ingresso del teatro Stabile di Catania. Fava era andato a prendere la nipotina che debuttava in teatro in uno spettacolo che lui aveva scritto. Con le sue inchieste antimafia svelò oscuri intrecci politico-mafiosi, denunciando con coraggio il malaffare pagando con la vita il suo impegno antimafia.

Le condanne

Per il suo delitto sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo il capomafia catanese Benedetto Santapaola e il nipote Aldo Ercolano. Nella ricorrenza dell’anniversario, su iniziativa della Fondazione Giuseppe Fava, il giornalista e scrittore siciliano viene ricordato oggi con l’assegnazione del Premio nazionale giornalistico a lui intitolato “Nient’altro che la verita’. Scritture e immagini contro le mafie”.

Il ricordo del suo giornale

E come ogni anno I Siciliani giovani decidono di ricordare Giuseppe Fava, nella data della sua uccisione da parte della mafia, il 5 gennaio, lavorando. “L’emergenza sanitaria ci impedisce anche quest’anno di tenere un corteo nella città di Catania. Alle 10,30 del 5 gennaio terremo la nostra assemblea online sul sito isiciliani.it, su facebook e twitch, attraverso la piattaforma Zoom, e in presenza per chi, in sicurezza, vorrà venire al Giardino di Scidà – bene confiscato alla mafia, in via Randazzo 27 a Catania”. Così sarà ricordato il giornalista assassinato da cosa nostra. “Parleremo insieme di come continuare il nostro comune lavoro contrro la mafia, come rilanciare la campagna per ottenere il riuso sociale dei soldi dei mafiosi, come proseguire il lavoro di denuncia e di racconto della nostra terra”. Ad accompagnare la discussione ci sarà Don Luigi Ciotti.

Ieri il ricordo di Assostampa

Il Consiglio regionale dell’Assostampa siciliana ha ricordato ieri sera Pippo Fava ucciso in un agguato, 38 anni fa, la sera del 5 gennaio 1984, nei pressi del Teatro Stabile di Catania. “Ci sono voluti dieci anni per accertare che fu la mafia a uccidere il giornalista che era rimasto cronista attento – scrive la segreteria regionale di Assostampa Sicilia – A lungo si cercò di far credere che si trattava di un delitto passionale, come è accaduto anche per coprire altri omicidi di matrice mafiosa. Alla fine i processi hanno accertato che fu il capomafia Nitto Santapaola insieme ad Aldo Ercolano a ordinare di mettere a tacere Pippo Fava. Lo ha confermato definitivamente la Cassazione nel 2003. Dai processi sono usciti assolti Marcello D’Agata, Francesco Giammusso e Vincenzo Santapaola, che erano stati condannati in primo grado come esecutori”.
La storia di Pippo Fava e la ricostruzione del lungo iter processuale per accertare le responsabilità della sua morte si possono leggere sul sito di Ossigeno “Cercavano la verità” (giornalistiuccisi.it), dedicato ai trenta giornalisti uccisi da mafie, terrorismo. Per il preoccupante numero di contagi da Covid-19 a Catania, la Fondazione Giuseppe Fava ha deciso di rinviare a data da definire la consegna del Premio Giornalistico Nazionale 2022, quest’anno assegnato a Paolo Biondani. Annullato anche il presidio sotto la lapide del giornalista.