I carabinieri del comando provinciale di Milano hanno eseguito un’ordinanza custodia cautelare in carcere su richiesta della Dda, nei confronti di un italiano, di 46 anni. E’ ritenuto responsabile, con due complici, dell’omicidio di Paolo Salvaggio, avvenuto a Buccinasco nel Milanese, l’11 ottobre 2021. L’arrestato, pregiudicato, è stato fermato in provincia di Catania, dove si era stabilito dopo il delitto.

Elemento di spicco della criminalità

Il provvedimento è scaturito da un’indagine dei militari del nucleo investigativo di Milano. Salvaggio era ritenuto elemento di spicco della criminalità milanese con relazioni sia con la cosca ‘ndranghetista dei Barbaro-Papalia, sia con i superstiti del “clan dei catanesi” legato al boss Angelo Epaminonda. Per i carabinieri però l’omicidio non è collegato legato alle dinamiche della criminalità organizzata. E’ il risultato di vecchi dissidi maturati nell’ambito della criminalità comune.

Un’esecuzione vera e propria

Il delitto fu un’esecuzione messa in atto da due uomini su uno scooter che spararono contro Salvaggio, poi finito con un colpo da distanza ravvicinata. In provincia di Milano sono state eseguite anche otto perquisizioni.

Le modalità del delitto

Salvaggio era in strada quell’11 ottobre del 2021 sulla sua bicicletta quando è stato avvicinato da uno scooter da cui sono stati esplosi i colpi, da distanza ravvicinata. L’uomo, boss con precedenti per droga legato anche alla ‘ndrangheta, si trovava agli arresti domiciliari. Aveva un permesso per uscire alcune ore alla mattina. Le modalità, quindi, avevano fanno pensare inizialmente a un agguato pianificato.

Inutile corsa all’ospedale

La vittima venne portata in gravissime condizioni all’ospedale Humanitas di Rozzano, dove è deceduto. Troppo gravio le ferite riportate. Secondo quanto venne comunicato dall’Areu, l’uomo fu ferito alla testa, al volto e alla spalla e per questo venne trasportato in arresto cardiocircolatorio all’ospedale di Rozzano. La sparatoria si consumò poco dopo le 10 in via della Costituzione, all’incrocio con via Rodolfo Morandi.

Gip, “Arrestato riconosciuto dalla compagna”

“Sì. È il mio compagno (…) anche se non si vede bene in viso riconosco senza dubbio le fattezze del mio compagno anche dal vestiario”. C’è pure il riconoscimento effettuato dalla compagna di Benedetto Marino, finito in carcere oggi perché avrebbe fatto da ‘palo’ nell’omicidio di Paolo Salvaggio, tra gli elementi a carico del 45enne milanese, il quale avrebbe garantito “una celere e sicura via di fuga” ad uno dei due killer, non identificati, che a bordo di un motorino hanno sparato i tre colpi.

“E’ bastato frammento di immagine”

La donna, infatti, sentita nelle indagini condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri e coordinate dai pm Sara Ombra e Gianluca Prisco, ha riconosciuto il compagno quando le è stato sottoposto un “frammento” di immagine nella quale si vedrebbe Marino uscire dall’auto, prima del momento in cui avrebbe fatto salire a bordo uno dei due killer, per poi fuggire con lui. Tra l’altro, nell’ordinanza firmata dal gip di Milano Cristian Mariani ci sono anche intercettazioni telefoniche tra la donna e il compagno nelle quali la prima “conferma ripetutamente di averlo riconosciuto” e lui lo “ritiene perfettamente plausibile”.

Le intercettazioni

Lui intercettato dice: “Non c’è problema … io sono qua … io so tranquillo (…) non ho fatto niente”. Anzi, altri elementi dell’indagine dimostrano che avrebbe provato a crearsi un “alibi”. Agli atti anche il “pedinamento virtuale” del motorino usato per l’omicidio e dell’auto. Anche se Salvaggio era ritenuto elemento di spicco della criminalità milanese, con relazioni con la cosca ‘ndranghetista dei Barbaro-Papalia e con il ‘clan dei catanesi’ legato al boss Angelo Epaminonda, al momento non è stato individuato un movente della “esecuzione”. È “probabilmente legato a screzi passati – scrive il gip – occorsi durante il periodo di detenzione di alcuni soggetti coinvolti”. Le indagini sul punto si stanno concentrando su persone “gravitanti nel cosiddetto circuito di via Fleming a Milano”.

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