L’operazione “Zeus” scattata all’alba nel Catanese ha permesso alla polizia di scoprire gli intrecci tra clan e droga per il controllo delle piazze dello spaccio. Sono 24 gli indagati di questa retata, 20 dei quali in carcere, 3 agli arresti domiciliari e uno sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. A finire dietro le sbarre Lorenzo Arcidiacono, 36 anni, Giuseppe Agatino Ardizzone, 29 anni, Andrea e Massimiliano D’Ambra di 26 e 37 anni, Carmelo Distefano, 52 anni, Carmelo Fazio, 62 anni, Antonino Garozzo, 31 anni, Orazio Garufo, 50 anni, Natale Gurreri, 47 anni, Giuseppe e Pietro Licciardello di 53 e 26 anni, Salvatore Manuel Monaco, 26 anni, Nicola Christian Parisi, 44 anni, Gabriele Giuseppe e Giuseppe Piterà di 22 e 42 anni, Filippo Scaglione, 48 anni, Luigi Scuderi, 34 anni, Fabio Setteducati, 28 anni, e Carmelo Zappalà di 56 anni.

Ai domiciliari invece sono andati Pasquale Pignataro di 45 anni, Angelo Ragusa di 40 anni, e Giuseppe Platania di 27 anni. Infine l’obbligo di presentazione è per Santa Riparà di 50 anni.

Le accuse

Sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso in quanto appartenenti ai clan Cursoti Milanesi e Cappello-Bonaccorsi, estorsione, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illecita di armi da sparo, ricettazione, danneggiamento, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza. Il provvedimento, emesso sulla base di indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia ed eseguite, congiuntamente, dalla squadra mobile e dallo Sco, il servizio centrale operativo della polizia, arriva a completamento degli esiti di una complessa ed articolata attività investigativa, condotta tra novembre 2018 e settembre 2019.

Partiti dai Cursoti

L’indagine si è inizialmente incentrata sul clan mafioso dei Cursoti Milanesi, tradizionalmente attivo nella zona di San Berillo Nuovo del capoluogo etneo. Ad essere state utilizzate intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, oltre a videoregistrazioni e alle dichiarazioni rese da quattro collaboratori di giustizia. E’ stato così possibile ricostruire le dinamiche criminali interne al clan mafioso dei Cursoti Milanesi, ritornato ad esercitare il pieno controllo criminale sull’intero rione San Berillo Nuovo, comprese quelle parti del quartiere che, nel recente passato, erano passate sotto il controllo del clan Cappello-Bonaccorsi, come la zona di corso Indipendenza. Le indagini dello Sco e della Mobile hanno interessato entrambe le frange che storicamente compongono il clan Cursoti Milanesi.

I gruppi

Da una parte c’era il gruppo capeggiato dai fratelli Francesco e Carmelo Distefano, il primo indicato con l’appellativo di “pasta cà sassa”. I due sono figli dello storico capoclan Gaetano inteso “Tano sventra”, ed il gruppo che sarebbe riconducibile a Rosario Piterà, inteso “u furasteri”, quest’ultimo deceduto il 7 dicembre del 2020. In particolare, l’indagine ha cristallizzato diversi momenti di fibrillazione interna al clan in ragione anche della presunta ascesa criminale di Carmelo Distefano ai danni del gruppo storico facente capo a Pitarà, sfociati in una serie di episodi di violenza con l’utilizzo di armi da sparo.

Articoli correlati