La misura è colma e servono decisioni importanti e rapide: migliaia di siciliani sono costretti ogni giorno a vere e proprie avventure per raggiungere le altre regioni del Paese, con penalizzazioni importanti che riguardano il portafoglio e la salute fisica e psicologica, con gravi ripercussioni sul lavoro e sulla qualità della vita. Ebbene, al 2021, secondo il rapporto annuale di Banca d’Italia, sono ben 52 mila i residenti in Sicilia che lavorano fuori Regione. Per il Ministero dell’Università e della Ricerca, su 154.355 studenti universitari siciliani il 22% studia fuori dalla regione. A questi vanno aggiunti i tantissimi corregionali che, per motivi di lavoro o personali, si spostano quotidianamente verso le altre città, non potendo programmare con largo anticipo i propri spostamenti. Eppure la Risoluzione europea 4 febbraio 2016 riconosce l’insularità delle Regioni facendo riferimento all’avvio di uno studio sui costi supplementari che la condizione di insularità determina a livello dei sistemi di trasporto di persone e merci e l’articolo della Costituzione italiana annovera tra i compiti della Repubblica quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l’uguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Il dossier ‘caro voli’ sul quale il presidente Renato Schifani ha energicamente preso posizione con un esposto all’Antitrust completa il quadro, drammatico, evidenziando come venga fortemente limitata la mobilità, con aggravi ancor di più il quadro generale. Non è più sopportabile che la Sicilia venga, di fatto considerata una regione di serie B. E’ questo il motivo dell’interrogazione che ho presentato al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per sapere se è a conoscenza di questa situazione e se intenda applicare le normative relative alla continuità territoriale. On Saverio Romano, Noi Moderati
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