Confisca dei beni a Filippo Cannata, imprenditore dell’ennese in affari con le auto di lusso. Il suo patrimonio stimato in 8 milioni di euro. E’ ritenuto esponente della criminalità organizzata, già condannato con sentenza irrevocabile del 2015, per associazione per delinquere di tipo mafioso. Cannata farebbe parte della famiglia mafiosa di Pietraperzia.

I capitali reimpiegati in auto di lusso

Operazione che nasce in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Enna, su richiesta della Procura Distrettuale di Caltanissetta. In relazione al patrimonio individuato, il giudice ha ritenuto gli indizi sintomatici della provenienza illecita. Cannata nel tempo, secondo gli inquirenti, si sarebbe occupato di reimpiegare capitali di illecita provenienza in attività produttive del nord Italia. In particolare nei settori della compravendita di autovetture di grossa cilindrata. Fu coinvolto nell’ambito della cosiddetta “operazione Triskelion”, condotta dal Gico della guardia di finanza di Caltanissetta. Da qui sfociò la condanna per l’esponente mafioso.

Pericolosità sociale

Ci sarebbero “plurime evidenze giudiziarie acquisite, risultate idonee a definire il profilo di pericolosità sociale del soggetto”. I finanzieri, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, hanno eseguito una mirata indagine patrimoniale nei confronti del Cannata e del suo nucleo familiare.  L’obiettivo era verificare la coerenza del relativo tenore di vita e del patrimonio posseduto con i redditi dagli stessi dichiarati. In particolare, le indagini hanno permesso di riscontrare l’incapacità della famiglia Cannata a far fronte agli impegni economici assunti. Ad essere analizzati l’insieme dei redditi dichiarati e percepiti confrontati con il valore dei beni acquistati e con le ulteriori uscite rilevate nel periodo temporale di riferimento, quindi dall’anno 2000 in poi. Sono quindi risultati sproporzionati rispetto alle acquisizioni patrimoniali operate, dimostrando un tenore di vita decisamente elevato e incongruo rispetto alle possibilità reddituali derivanti da fonti di lecita provenienza.

I primi sigilli

A conclusione degli approfondimenti patrimoniali, già nel gennaio 2018 erano stati acquisiti elementi idonei. La Dda di Caltanissetta ha quindi ottenuto dalla sezione misure di Prevenzione del tribunale di Enna il sequestro dei beni che oggi confiscati. Tra questi figura un’azienda agricola ubicata in territorio ennese e ben 77 terreni ubicati in territorio nisseno ed ennese. Altri 11 fabbricati a Caltanissetta, Pietraperzia nell’Ennese, Pozzuolo Martesana e Inzago nel Milanese. Infine rapporti finanziari e beni mobili registrati.

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