Toto’ Burrafato, editorialista di BlogSicilia, offre la sua riflessione rispetto all’intervista rilasciata al direttore del nostro sito da Rosario Filoramo, segretario provinciale del Pd.

Chissà se il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha letto la rivoluzionaria tesi di Rosario Filoramo, segretario provinciale del Pd a Palermo. Sarebbe interessante conoscere il punto di vista del Capo dello Stato rispetto a quel “Non è più tempo di candidare parenti di vittime di mafia”. Perché questa è la frase con cui Rosario Filoramo ha consegnato il suo pensiero al direttore di BlogSicilia, Manlio Viola.

Burrafato, per me è questione personale

Urge una doverosa premessa: ne faccio una questione personale. Tra pochi giorni ricorre il 40mo anniversario dell’omicidio di mio padre, Antonino Burrafato, sottoufficiale della Polizia Penitenziaria. Soltanto chi ha vissuto in prima persona una simile tragedia può comprendere come la vita venga segnata per sempre. Dolore e rabbia non si esauriscono. Per questo, prima di ogni altra considerazione, Filoramo avrebbe fatto bene a tacere e non parlare di cose che non sa e non conosce. Credo che al segretario PD non resti alternativa alle dimissioni e alle pubbliche scuse per una frase infelice ed insensata.

Le parole di Filoramo come macigni

Quelle parole sono macigni che non si prestano ad alcuna altra interpretazione. Anche il Pd dovrebbe prendere provvedimenti, poiché Filoramo con il suo facile straparlare ha arrecato al suo partito un danno di portata epocale.
Pensate che stia esagerando? Invito tutti a uno sforzo di logica. Visto che oggi non è più tempo, può gentilmente Filoramo indicarci quale sia stato il tempo favorevole per “candidare parenti di vittime di mafia”. E perché mai dovrebbe essere esistito un tempo in cui era possibile candidare i parenti delle vittime di mafia? Filoramo ha derubricato la lotta alla mafia a banale propaganda e a strategia per tentare di regolare questioni interne allo schieramento di sinistra. Ovviamente sulla pelle di chi ha perso un affetto. Si tratta di un chiaro riflesso freudiano che smaschera il “pensiero antimafia” di Filoramo. In pratica confessa che l’aver accolto e candidato parenti di vittime di mafia – dal suo punto di vista che spero non sia quello del Pd – è stato fatto per mera convenienza. Rita Borsellino si rivolta nella tomba.

“La politica ai politici”, un balzo indietro nel tempo

Ma non finisce qui. Filoramo irrobustisce la sua tesi con un concetto a un passo dalla segregazione: “è ora che la politica la facciano i politici”. Ed infine, visto che Filoramo reclama la politica ai politici, può indicarci che fine ha fatto la società civile? In altri tempi simili dichiarazioni avrebbero comportato l’immediata espulsione dal consesso politico. Filoramo deve chiedere scusa, chinare la testa, vergognarsi per quello che ha detto e farsi da parte. Ne farò una questione di principio e resto in attesa di conoscere quali determinazioni voglia prendere il Partito Democratico rispetto alla tesi enunciata dal suo dirigente, tesi che ritengo scomposta, errata, offensiva e persino razzista.