Una dottoressa ed un’infermiera che prestavano servizio all’interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto sono state arrestate in flagranza di reato dalla Polizia Penitenziaria. Le due donne sono state sorprese mentre cercavano di introdurre all’interno della struttura carceraria sostanza stupefacente, telefonini, caricabatterie e schede telefoniche.

La professionista e l’infermiera sono state tratte in arresto e poste ai domiciliari dal sostituto procuratore di turno del tribunale di Barcellona, in attesa del giudizio. L’operazione che ha smantellato un sistema che era operativo da tempo, scaturito da indagini interne accurate, è ancora in corso di approfondimento e non si escludono ulteriori colpi di scena.

La dottoressa, secondo l’accusa avrebbe facilitato l’introduzione di telefonini mentre l’infermiera è sospettata di essere colei che si occupava di far entrare nella struttura le sostanze stupefacenti.

Drone bloccato sopra carcere, stava consegnando cellulari ai detenuti

Lo scorso novembre, la polizia penitenziaria ha bloccato un drone che stava trasportando 8 telefoni cellulari nella casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. Ed era già accaduto lo scorso marzo e a metà ottobre. Appena pochi giorni fa, in una cella del carcere di contrada Petrusa, erano stati trovati e sequestrati uno smartphone e due microcellulari. Dall’inizio dell’anno sono stati 35 i telefonini sequestrati fra interno ed esterno del carcere.

I telefonini sequestrati al Pagliarelli

Nelle settimane precedenti quattro telefoni cellulari sono stati portati nel carcere Lo Russo di Pagliarelli grazie ad un drone. La scoperta è stata fatta dagli agenti della polizia penitenziaria, guidati dal comandante Giuseppe Rizzo. Gli agenti hanno notato il drone volare nei pressi delle celle di massima sicurezza e fermarsi nei pressi di una finestra dove erano rinchiusi detenuti per condanne per mafia e per camorra.

E’ scattato il controllo nelle celle e nascosti nei water avvolti dal cellophane sono stati trovati e sequestrati quattro cellulari perfettamente funzionati in grado di utilizzare anche social network. I detenuti sono stati denunciati e rischiano una pena da uno a quattro anni.

L’operazione mette in risalto come i detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza, nonostante il regime detentivo tentino in modo fraudolento di mantenere nell’ambito dei rispettivi aggregati criminali, ancorché detenuti – la loro egemonia ben potendo proseguire nelle loro condotte illecite, vanificando la risposta repressiva dello Stato Italiano.