• Inizia domani a Messina il maxiprocesso “Nebrodi” che vede imputate 111 persone
  • Il 15 gennaio 2020 vennero eseguiti 94 arresti, sequestrate 151 aziende agricole per mafia
  • Sarà presente al processo anche Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi

“Abbiamo colpito con un’azione senza precedenti la mafia dei terreni ricca, potente e violenta, ed è per questo che quella notte volevano fermarmi. Volevano bloccare l’idea di una legge nazionale e dunque tutto quello che sta accadendo oggi. Io sarò presente domani all’Aula Bunker e li guarderò dritti negli occhi, uno per uno, senza paura, senza indugi e con l’unica forza che ho: quella dello Stato”. Lo dice in una nota Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi, riferendosi al processo che inizia domani a Messina denominato maxiprocesso “Nebrodi” e che vede alla sbarra 111 imputati.

L’operazione “Nebrodi” e i 94 arresti

Il processo segue l’operazione del 15 gennaio 2020 denominata “Nebrodi” con 94 arresti e il sequestro di 151 aziende agricole per mafia, una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente, sul versante dei Fondi Europei dell’Agricoltura in mano alle mafie, mai eseguita in Italia e all’Estero.

Le accuse e i Fondi europei per l’agricoltura

L’accusa contesta alle famiglie mafiose concerne reati che ruotano attorno al lucroso affare dei Fondi Europei per l’Agricoltura in mano alle mafie.
L’inchiesta ha delineato i nuovi assetti delle due storiche associazioni mafiose tortoriciane, i Bontempo Scavo e i Batanesi, che oltre all’egemonia nella zona nebroidea erano in grado di interfacciarsi con le “famiglie” di Catania, Enna e del mandamento delle Madonie di Cosa nostra palermitana.
Le accuse sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, truffa aggravata, intestazione fittizia di beni, estorsione, traffico di droga. L’indagine coinvolge anche imprenditori e professionisti insospettabili. L’indagine, condotta dai carabinieri del Ros, dal comando provinciale di Messina e del Comando Tutela Agroalimentare e dai Finanzieri del Comando provinciale di Messina riporta che i clan avrebbero intascato indebitamente fondi europei per oltre 5,5 milioni di euro, mettendo a segno centinaia di truffe all’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), l’ente che eroga i finanziamenti stanziati dall’Ue ai produttori agricoli.

L’alleanza tra i clan e i fiumi di denaro

I clan storici di Tortorici, paese dei Nebrodi, i Batanesi e i Bontempo Scavo, grazie all’aiuto di un notaio compiacente e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli (CCA) che istruiscono le pratiche per l’accesso ai contributi europei per l’agricoltura, avrebbero incassato fiumi di denaro e, invece di farsi la guerra, si sarebbero alleati, spartendosi virtualmente gli appezzamenti di terreno, in larghissime aree della Sicilia ed anche al di fuori dalla regione, necessari per le richieste di sovvenzioni.