Quando agli inizi di febbraio, il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri si imbarcò sull’aereo di Stato per Wuhan per andare a recuperare gli italiani bloccati nella regione cinese infestata dall’epidemia di coronavirus, non mancarono le polemiche. La capogruppo di Forza Italia, Anna Maria Bernini, al Senato come il collega di governo, domandò se quel viaggio potesse essere veicolo di contagio. Sileri rassicurò. E in effetti non è stato quel volo la ragione del contagio che lo ha colpito e che lo fa essere uno fra i sempre più numerosi parlamentari che hanno scoperto di essere positivi al Covid 19, come già avete letto in questo blog.

Oggi il tema dibattuto nelle chat dei lavoratori che affollano le sale parlamentari e che non sono popolate solo da onorevoli e senatori, è se sia giusto continuare a mantenere aperti Montecitorio e Palazzo Madama a rischio di continuare ad alimentare il rischio di diffusione del contagio. Le fazioni anche in questo caso si dividono fra chi ricorda che il Parlamento italiano non ha chiuso i battenti nemmeno in periodo di guerra e chi invece, in condizioni eccezionali, sostiene che si debba applicare il lavoro agile anche alle dinamiche parlamentari. Perché no? Perché dobbiamo ostinarci a ritenere che i palazzi del potere debbano scontare lo scotto dei privilegi che tutti riconosciamo i parlamentari abbiano? E perché dobbiamo accettare che lì dove è possibile contenere la diffusione del contagio, si debba continuare a mandare in giro bombe ad orologeria? Potenzialmente lo sono quelli che hanno frequentato i vari parlamentari che oggi risultano positivi. Che poi nel chiuso delle stanze, pur grandi, dei due Palazzi della politica, vuol dire praticamente tutti: deputati, onorevoli, portaborse, commessi, uffici parlamentari, addetti alla buvette, giornalisti parlamentari, operatori video. E nell’infinito gioco dei sei gradi di separazione, le rispettive famiglie, i parenti, gli amici. Una cascata che manco il Niagara.

Il voto on line con piattaforme certificate – senza cedere alla tentazione di ricordare i presagi di Casaleggio e associati – è una soluzione di comodo in questa fase in cui bisogna preservare la salute degli italiani. D’altronde già per il voto alle Camere delle scorse settimane si è ceduto alla necessità di contingentare la presenza di deputati e senatori in aula riducendo drasticamente il numero dei rappresentanti dei partiti nelle due aule del Parlamento. Dovremmo scandalizzarci perché non vanno a lavorare ma incassano lo stipendio lo stesso?

Dovremmo scandalizzarci se invece, sedendo regolarmente negli scranni parlamentari, con ostracismi ben collaudati bloccassero le attività parlamentari. Ah, vero è già successo. Tante volte. Ma senza che nessun italiano si scandalizzasse più di tanto. Oggi intanto si riunisce il consiglio dei ministri per approvare i provvedimenti economici che dovrebbero concretizzarsi in un contributo di circa 1400 euro a famiglia fra sospensione del pagamento dei mutui, voucher per baby sitter, rinvio delle bollette e altro. Per rasserenare gli italiani e le incombenze a cui con difficoltà i precari, le partite iva, le mamme non tutelate, non riusciranno a far fronte. Sarà sufficiente? Basterà, sarà necessario un altro intervento? Sarà indispensabile la presa di posizione dell’Unione europea che sta latitando e che rischia di rianimare i sovranismi dei singoli stati che fra poco si troveranno ad affrontare la stessa ondata di contagi italiani se non imiteranno i provvedimenti di chiusura che fino a qui hanno sbeffeggiato? L’unica certezza è che non c’è certezza. Navighiamo a vista. Con qualche svarione da parte delle istituzioni. Ma con la convinzione che anche in quei palazzi, parlamentari, che ostinatamente non chiudono – e che forse chissà dovrebbero – almeno in questo frangente stanno cercando di mettercela tutta. Speriamo.