Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, intervistato da La Stampa, ha affermato: «Di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma assai realistico».
Crisanti fa anche «un altro pronostico facile: nelle prossime settimane ci sarà chi dirà ‘Avete visto, la curva dei contagi non risale nonostante leriaperture’» invece «la dinamica del virus è complessa. Da una parte ci sono le restrizioni dei mesi scorsi, che per altre due o tre settimane modereranno la curva, ma dall’altra arrivano i nuovi contagi dovuti alle riaperture, agli aperitivi, alle visite agli amici e alle scuole, i cui risultati rimarranno invisibili per qualche tempo ed esploderanno a fine maggio. Il periodo di latenza illuderà che tutto stia filando liscio, ma sarà solo un effetto ottico».
«L’intensità di un’evitabile ulteriore ondata – osserva Crisanti – dipenderà dal ritmo della vaccinazione e dall’azione della variante inglese o di altre mutazioni, come quella indiana. Proprio queste temibili novità avrebbero richiesto maggiore prudenza. Si sarebbe dovuto seguire l’esempio dell’Inghilterra, che solo dopo aver vaccinato il 70 per cento della popolazione si è permessa timide riaperture. Il contagio va diminuito molto di più prima di alleggerire le misure, altrimenti senza tamponi e tracciamento riparte in poche settimane».
La vaccinazione potrebbe aiutare «se fosse al livello inglese ma in Italia quasi la metà degli ottantenni non ha ricevuto la seconda dose e si inizia a vaccinare i sessantenni senza aver raggiunto l’8 per cento della copertura totale dei settantenni. Si riapre senza aver messo in sicurezza il Paese e confidando nella bella stagione, dimenticando che l’anno scorso venivamo da forti chiusure e che la vita all’aria aperta può solo mitigare il contagio», osserva.
La variante indiana sostituirà quella inglese? «Sarà un bel match. Certamente ha grande capacità di diffusione, ma non si può dire ora se superiore all’inglese. Ha però in più due mutazioni preoccupanti in una parte del virus che viene riconosciuta dagli anticorpi. Il problema di queste varianti è che portano facilmente alla saturazione degli ospedali, aspetto molto rischioso per il Sud, e dimostrano come in questi mesi non si sia creato un sistema di controllo delle mutazioni del virus. Senza un investimento del genere è davvero imprudenteallentare lemisure,perché si finisce per facilitare le mutazioni».
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