Guido Silvestri, virologo, professore della Emory University, intervistato da La Repubblica, ha affermato: “È una questione numerica. Quando le epidemie sono un fuoco che si propaga velocissimo, a un certo punto non trovano più materiale per la combustione. A volte purtroppo il catastrofismo di Delta vive di vita propria, fuori dalla logica scientifica”.
Omicron è meno grave di Delta per le sue caratteristiche, o perché ci sono molti vaccinati e guariti? “Sappiamo tanto dagli esperimenti sulle cellule in provetta, quanto da quelli sugli animali, che Omicron è meno capace di infettare il polmone profondo. Diciamo che è bravissima a colpire l’apparato respiratorio superiore, ma è zoppa quando si tratta di attaccare il polmone. Questo spiega anche il quadro clinico”.
Diventerà come l’influenza, col vaccino annuale? “Spero proprio di sì. Però dobbiamo monitorare e fare sorveglianza epidemiologica. Lungi da me la volontà di essere allarmista, ma il rischio più grosso è che scappi fuori una variante che mantenga l’aggressività infettiva di Omicron, ma riacquisti anche la capacità di danneggiare il polmone di Delta. Spero non succeda mai, però dobbiamo esser preparati. E il modo migliore è insistere con i vaccini“.
Quindi, Omicron non significa che il virus è indebolito in generale: potrebbe tornare con una variante più forte? “Esatto. La più grande fesseria che potremmo fare è pensare che il Covid sia andato via, perché con l’estate calano i casi nei Paesi occidentali, si riapre la società, e la gente smette di vaccinarsi. Poi a ottobre o novembre arriva una variante più brutta, magari dalla Thailandia, Madagascar o Argentina, e siamo tutti scoperti”.
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