A Luca Richeldi, componente del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, non sono piaciute le parole espresse ieri da Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, a Mezz’ora in più su Rai 3, ovvero che «il virus dal punto di vista clinico non esiste più».

Il presidente della Società Italiana Pneumologia (SIP), ospite di 24 Mattino su Radio 24, ha affermato: «Questa è una situazione talmente drammatica e nuova che io credo che le dichiarazioni ad effetto andrebbero evitate perché non sappiamo che effetti potrebbero avere».

«Quello che ha detto il professor Zangrillo  – ha aggiunto l’esperto –  è una cosa che è nei numeri e nei dati ormai da settimane, con questo ‘clinicamente non esiste più’ ha fotografato una situazione che è nei fatti da molte settimane ed è quello che si voleva ottenere con le misure di distanziamento, così drastiche e prolungate, che abbiamo avuto. Ma questa frase, estrapolata dal contesto clinico e tecnico, può dire alla persona che non ha queste capacità di interpretazione, che il virus non esiste più, e questo è rischioso».

«Trovandoci con un virus così nuovo e in una situazione così delicata – proseguito Richeldi – andare a rischiare per una frase mi sembra una mancanza di cautela».

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Richeldi ha ricordato che «non abbiamo farmaci ma abbiamo protocolli più efficienti, il servizio sanitario si sta preparando per una eventuale seconda ondata del virus» anche «attraverso una campagna per la vaccinazione anti influenzale per togliere pressione sistema sanitario».

L’esperto ha poi rimarcato che «la ‘riduzione della carica virale‘ è una cosa della quale io non sono a conoscenza e non credo che sia mai stata dimostrata né pubblicata. Quello che vedo è una coincidenza temporale tra le misure di lockdown e la riduzione del numero dei casi che è da imputare alla riduzione della circolazione del virus, questo mi convince e non sarebbe accaduto senza quelle misure di lockdown perché vediamo che in altri Paesi, in cui quelle misure non ci sono state, la situazione è completamente diversa».

«Questo non è un comportamento del virus spontaneo e autonomo – ha detto Richeldi – ma è l’effetto delle misure di lockdown a seguito delle quali si è ridotta la carica infettante e si sono ridotte le forme cliniche. Il problema è che le circolazioni virali sono dinamiche, cioè crescono o diminuiscono in relazione a svariate situazioni ambientali».

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