Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute, intervistato da La Stampa, ha espresso preoccupazione per l’accelerata sui vaccini in Russia e negli Stati Uniti d’America.

Innanzitutto, la Food and Drug Administration (l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) starebbe valutando di dare l’ok a un vaccino anti Covid-19 senza aspettare la conclusione della fase 2 delle sperimentazioni.

«Assistiamo sconcertati a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti – ha detto Ricciardi – dove c’è uno scollamento totale tra la politica e la scienza e dove la prima sta cercando di forzare e non si fa guidare dall’evidenza scientifica. Ieri sono stati superati i cinque milioni di contagi e purtroppo da qui alla fine dell’anno ci saranno ancora migliaia di morti. Ora per affrontare la situazione si prova di nuovo a imporre alla scienza le soluzioni, ma non si possono accelerare i tempi perché per i vaccini va dimostrata la sicurezza ancora prima dell’efficacia: non è possibile derogare a metodi e tempi adeguati». Per Ricciardi «non fare la fase tre significa far accedere al mercato un prodotto che può essere pericoloso e che può non creare l’immunità sufficiente: è sbagliato e pericoloso».

Poi c’è la questione del vaccino russo, chiamato Sputnik, le cui dosi saranno già distribuite a partire da questo mese e la vaccinazione dovrebbe cominciare a novembre: «Non sappiamo niente, non c’è neanche una pubblicazione. In Europa nessuna autorità ne consentirebbe la diffusione. L’Ema non lo prenderebbe neanche in considerazione», ha rimarcato l’esperto.

Infine, c’è il vaccino della Cina. «Con Oxford AstraZeneca il vaccino CanSino Biologics è probabilmente quello in fase più avanzata. Entro ottobre AstraZeneca dovrebbe pubblicare i risultati della fase 3 e nello stesso periodo potrebbe farlo anche CanSino, che lo sta sperimentando sui volontari delle forze armate. Se tutto andrà come speriamo le prime dosi di vaccino potrebbero arrivare in commercio entro la fine dell’anno. Ma per i vaccini come per i farmaci non si possono tentare scorciatoie e bruciare i tempi. Non fare la fase 3 significa far arrivare sul mercato un prodotto non testato su migliaia di persone».

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