Il Ministero della Salute britannico ha affermato che una singola dose di Pfizer e AstraZeneca è efficace soltanto per il 33% contro la variante indiana.

Quindi, bisogna completare il ciclo vaccinale per ottenere la massima protezione contro un ceppo (chiamato ormai variante Delta dall’OMS) considerato più letale e contagioso e che ha messo in ginocchio il sistema sanitario indiano.

Secondo il rapporto ufficiale britannico, diffuso ieri, lunedì 7 giugno, «l’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica della variante B.1.617.2 (indiana) è simile dopo due dosi rispetto alla variante dominante B.1.1.7 (britannica) nel Regno Unito. Ci aspettiamo di vedere livelli ancora più elevati di efficacia contro il ricovero in ospedale e la morte».

I risultati diffusi da Londra sono incoraggianti sulla base dei casi rilevati nelle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi di uno di questi due vaccini. Nel dettaglio, il vaccino Pfizer-BioNTech è efficace per l’88% contro la malattia sintomatica della variante indiana due settimane dopo la seconda dose rispetto al 93% contro la variante britannica.

Nel frattempo, due dosi del vaccino AstraZeneca sono efficaci al 60% contro la malattia sintomatica della variante indiana rispetto al 66% contro la variante britannica.

Secondo quanto riferito, «entrambi i vaccini sono efficaci al 33% contro la malattia sintomatica B.1.617.2 (India), tre settimane dopo la prima dose rispetto a circa il 50% contro la variante B.1.1.7 (inglese)».

Secondo il rapporto, la differenza di efficacia tra i vaccini dopo due dosi può essere spiegata dal fatto che l’applicazione delle seconde dosi di AstraZeneca è avvenuta in ritardo rispetto al vaccino di Pfizer -BioNTech nel Regno Unito. Altri dati sui profili anticorpali, infatti, mostrano che occorre più tempo per raggiungere la massima efficacia con AstraZeneca.

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