Oltre un secolo di carcere inflitto a 10 appartenenti alla mafia Brancaccio a Palermo. E’ l’esito della pronuncia della corte d’appello di Palermo nei confronti degli indagati nell’ambito dell’operazione “Maredolce 2”, scattata nel luglio del 2019 e che mise in luce gli affari della cosca tra droga e slot machine. In tutto 10 condanne, qualche sconto di pena, qualche inasprimento e 7 assoluzioni.

I nomi e il pronunciamento

Al presunto capo della banda, Luigi Scimò, inflitta la pena a 22 anni e 10 mesi di reclusione, aumentata addirittura di 8 anni e mezzo rispetto al primo grado. Condannati con lui a 16 anni e 8 mesi Salvatore Testa, a 12 anni Pietro Di Marzo, a 11 anni e 4 mesi Patrizio Militello, 4 anni e mezzo per Carlo Testa e 2 mesi in meno per Pietro Luisi. Sconti di pena per altri 4 imputati: 11 anni e 8 mesi per Aldo Militello, 8 anni per Lorenzo Mineo, 2 anni per Enrico Urso e Vincenzo Machì. Assolti invece Pietro Mendola, Salvatore Li Muli, Rosalia Quartararo, Pietro e Paolo Rovetto, Caterina Feliciotti e Giovanna Antonella D’Angelo.

L’inchiesta di tre anni fa

L’operazione “Maredolce 2” fu portata avanti dalla polizia, su delega della Dda di Palermo che ha coordinato le indagini. Furono 25 inizialmente i soggetti raggiunti da misura cautelare e accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, incendio, trasferimento fraudolento di valori aggravato, autoriciclaggio, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e contrabbando di tabacchi lavorati esteri.

Le basi dell’operazione

Con l’operazione Maredolce 2 condotta dalla squadra mobile fu fatta luce su una delle articolazioni territoriali chiave nell’economia di cosa nostra palermitana: il mandamento mafioso di Brancaccio e, in particolare, la famiglia di corso dei Mille. I poliziotti hanno radiografato l’economia “diversificata” di un sodalizio criminale, già profondamente colpito, nel luglio del 2017, dall’operazione Maredolce, capace di intessere rapporti stabili con autorevoli esponenti di altri mandamenti di cosa nostra palermitana e di incidere e condizionare profondamente il tessuto economico, tanto legale quanto illecito, di quella porzione di territorio. La droga, il business delle slot machine, il controllo di alcune case di riposo, le immancabili estorsioni sono soltanto alcuni degli interessi perseguiti dagli affiliati e documentati dalle indagini dei poliziotti. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati all’organizzazione beni per un valore approssimativo di un milione di euro.

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