Mentre i due bar del Tribunale di Palermo, dopo lo scandalo messo in luce da una denuncia ad un programma televisivo, restano chiusi, la Procura palermitana indaga Luisa Torregrossa per un reato fondato su una norma che punisce lo sfruttamento del lavoro nero e il caporalato. La donna, titolare e legale rappresentate della Solemare, la società che gestisce i due punti di ristoro del Palazzo di Giustizia, è sotto inchiesta. Lo riporta il Giornale di Sicilia.

Luisa, figlia di Giovanni Torregrossa, imprenditore che negli scorsi anni ha anche combattuto l’illegalità denunciando i propri estortori, è finita al centro di uno scandalo messo in luce dalla iena palermitana Ismaele La Verdera. In un video realizzato in collaborazione con la Iena, due dipendenti del bar, hanno denunciato di essere state costrette a restituire parte degli stipendi, accettando di venire pagati di meno di quanto non risultasse. Ferie non godute o non retribuite, indennità come la maternità che non sarebbero state corrisposte tra gli altri “sacrifici” che avrebbero dovuto sopportare i dipendenti.

I due bar, uno nel palazzo vecchio del Tribunale e uno nel nuovo intanto restano chiusi per ferie. I legale della donna però nei giorni scorsi aveva annunciato che i due punti vendita non sarebbero più riaperti in seguito a quanto venuto fuori dal servizio televisivo che ha convinto il procuratore aggiunto Annamaria Picozzi ad aprire una inchiesta. La chiusura del bar mette a rischio nove posti di lavoro, dopo che la società Solemare srl, titolare delle licenze, ha annunciato il proprio disimpegno. “La società – ha l’avvocato Giordano – ha ritenuto in questo momento opportuno fare un passo indietro, anche al fine di non compromettere in alcun modo il prestigio del contesto lavorativo in cui finora essa ha operato”. Il penalista sostiene che dalle indagini difensive “non sono emerse condotte aventi rilevanza penale che coinvolgano la Solemare srl o le persone fisiche cui essa è riconducibile. Si attende dunque con serenità l’esito delle eventuali iniziative giudiziarie e la società, dal canto suo, è pronta a tutelare la propria reputazione e le proprie ragioni in ogni sede”.