Preghiere e raccoglimento ieri, nella Missione Speranza e Carità di via Decollati a Palermo, dove, nella solennità dell’Epifania, l’arcivescovo della città, Corrado Lorefice, ha celebrato una partecipata messa alla presenza di Biagio Conte, il frate laico fondatore della Missione, che sta combattendo la battaglia più dura, quella contro il cancro.
Le condizioni di Biagio Conte restano gravi ma stazionarie.
Il rito, presieduto da Lorefice, è stato concelebrato da padre Pino Vitrano, altro riferimento della missione, e da padre Maurizio Francoforte, parroco di San Gaetano a Brancaccio.
Lorefice ha scambiato con il missionario il “gesto di pace” durante la messa e gli ha offerto l’eucaristia.
Alla fine della celebrazione, il lungo abbraccio tra l’arcivescovo e Biagio Conte.
L’omelia dell’arcivescovo
Lorefice nella sua omelia ha detto: “E’ bello che possiamo celebrare l’Eucaristia qui insieme, ancora insieme a fratel Biagio. E soprattutto è bello celebrare l’Eucaristia in questa giornata che per noi è il memoriale della Pasqua del Signore. Per cui, prima di ogni cosa, qui noi annunziamo che Gesù è il Signore e che è l’unico che ci può liberare dal peccato e dalla morte: il peccato che alberga nel cuore degli uomini, che crea vittime, ingiustizia, povertà, separazione, guerra; e la morte, che sembra essere l’unica ad avere il potere sulla vita perché Gesù è colui che annuncia che in Dio c’è misericordia (e solo la misericordia vince il peccato) e c’è vita perché Lui è vita. Ed è sempre Gesù che ci ricorda che la Terra, il pianeta che noi abitiamo, le nostre città, sono state pensate come un giardino fecondo dove gli uomini e le donne si incontrano nella pace e dialogano tra di loro e con Dio. Noi siamo qui per annunziare la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte: se lui entra nella nostra vita, non regna il peccato, non regna la morte, anche se ancora facciamo esperienza del peccato e della morte. Questo è il primo motivo per cui noi ci ritroviamo oggi e facciamo la memoria della Pasqua del Signore, il cuore della fede cristiana. Ma oggi celebriamo anche la nostra speranza, noi cristiani non siamo mai disperati: conosciamo la prova ma non la disperazione, questo perché abbiamo conosciuto il Signore della vita”.
“Stretti intorno a Biagio Conte nel momento della prova”
E ancora: “Noi che siamo qui a celebrare l’Eucaristia insieme a fratel Biagio, stretti sempre a lui con grande affetto, a maggior ragione in questo momento della prova, facciamo memoria dell’esperienza di Gesù che nel deserto vince la tentazione forte della Parola di Dio. C’è poi la testimonianza dei Magi che sono mossi da una ricerca interiore, per questo scrutano il cielo e le stelle; sono dei ricercatori ma la loro ricerca viene illuminata dalla scrittura: sanno che devono salire a Gerusalemme, sanno che attraverso le scritture possono trovare colui che cercano, perché la verità non è un’idea o una dottrina ma una persona, è il bambino che loro riconoscono. I Magi sono dei sapienti e qui c’è anche una indicazione molto bella, che chi è sapiente è umile, chi è supponente è colui che invece perde di vista la lucidità e si allontana sempre di più dalla verità; chi è semplice e umile invece conosce la verità”.
“Biagio Conte ha trovato il Dio che si è fatto uomo”
“E’ stata questa anche l’esperienza di Biagio che per un anno è scomparso (i suoi lo cercavano anche a “Chi l’ha visto?”), per farsi “ricercatore”, si è trasferito altrove per mettersi in cammino fino a quando ha trovato, attraverso le scritture, colui che il nostro cuore alla fine cerca: il Dio che si è fatto uomo, che si è fatto bambino, che si è fatto fragile, il Dio che si è consegnato in una greppia e poi a un sepolcro. Se osservate la vita di Gesù, è una vita consegnata: Maria lo fascia e lo adagia nella mangiatoia; dopo la Crocifissione prendono il corpo di Gesù, lo adagiano sul sepolcro, e lo fasciano con una banda, un sudario. Tutta la vita di Gesù è una vita consegnata, donata totalmente; la vita di Gesù annuncia quella verità di Dio che gli uomini oggi stanno dimenticando: se oggi ci sono guerre, ci sono inimicizie, c’è ingiustizia è perché gli uomini hanno dimenticato la via della piccolezza, quella che ha scelto Dio”.
“Fratel Biagio è la nostra stella”
“Quindi perché siamo qui oggi? Intanto per rinnovare la nostra vicinanza al carissimo fratel Biagio, per pregare per lui, perché lui non può essere solo in questa prova della vita e deve essere sostenuto nella fede; siamo qui perché oggi Biagio è colui che diventa la nostra stella, perché ci conduce all’essenziale e l’essenziale è questa via “altra” che dobbiamo imboccare, come ci ricorda il Vangelo di oggi. Se oggi noi non ci vogliamo più bene, se ci scanniamo, se facciamo guerre, è perché non riconosciamo colui che ci libera dal peccato, il Signore Dio; non lo riconosciamo perché ci illudiamo di percorrere la via dell’onnipotenza umana, non capendo che lontani da Dio, perdiamo il senso della vita. Biagio, con la sua scelta di vita, scegliendo i piccoli, ci ricorda l’unica via che dobbiamo imboccare, l’altra via; oggi per noi è più facile accogliere il messaggio dell’Epifania, dobbiamo tornare ad essere sapienti, noi siamo i Magi che devono intraprendere il cammino interiore facendoci illuminare da Dio per comprendere che il bambino è il Messia, colui che salva”.
“Fratel Biagio si è fatto povero per i poveri, ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita”
“Ecco perché fratel Biagio, innamorato di San Francesco d’Assisi, si è fatto povero e per i poveri, ribaltando la logica del mondo. Ricordate le Beatitudini? Sono la logica di Dio che è contraria alla logica del mondo: quando mai “beati i poveri, i miti, i misericordiosi”? Ecco perché oggi ognuno di noi che si stringe a Biagio deve interrogarsi chiaramente: “Quanto spazio sto dando al Signore nella mia vita?”. Questo è quello che dobbiamo imparare da Biagio e continuiamo ad apprendere da lui: non perdiamoci per altre vie, Biagio ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita, per questo lo ringraziamo, perché oggi il Signore si manifesta nella nostra vita anche grazie a questa stella che Biagio, fascio di luce nella vita degli altri”.
Il messaggio del frate
Alla fine della messa, Biagio Conte ha voluto dare un suo messaggio. Con la voce debole a causa della sofferenza provocata dalla malattia ha detto: “Uniti per costruire un mondo migliore, è dura ma ce la faremo, perché il mondo ne ha tanto bisogno”.
(foto tratta dal sito internet dell’Arcidiocesi di Palermo)
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