Niente scarcerazione per Giuseppe Lo Cascio, una delle persone indagate nel processo sorto in seguito all’operazione New Connection. Lo ha disposto il nuovo presidente dei Gip del Tribunale di Palermo. Si tratta dell’inchiesta che ha svelato gli intrecci della mafia degli “scappati” su cui ha pesato anche l’emergenza Covid. Come riporta il Giornale di Sicilia, un errore di calcolo dei termini del procedimento ha provocato l’annullamento della richiesta di rinvio a giudizio, con regresso all’avviso di conclusione delle indagini, provvedimento che deve necessariamente precedere la stessa richiesta.

Un problema che potrebbe innescare una serie di scarcerazioni all’interno della famiglia Inzerillo. Oltre a Lo Cascio ci sarebbero altre richieste inoltrate al giudice in quanto i legali degli imputati sostengono che i termini di custodia sarebbero scaduti. Ma Lo Cascio ha incassato il no del Gip. Intanto i Pm hanno fatto notificare di nuovo gli avvisi di conclusione delle indagini agli indagati. Soltanto dopo le eventuali audizioni e l’esame della documentazione presentata, la Dda potrà presentare la seconda richiesta di processo. L’iter dovrebbe concludersi il 21 settembre quando si potrebbe concludere l’udienza preliminare. Una corso contro il tempo.

A “rischiare” la liberazione ci sono personaggi come Tommaso Inzerillo, ritenuto il capomafia di Uditore e Passo di Rigano e il cugino Francesco Inzerillo. I difensori sono convinti che i tempi siano maturi per chiedere le scarcerazioni e hanno presentato già le istanze per i propri assistiti.

Le indagini, scaturite nell’operazione “New Connection”, permisero di appurare, secondo l’accusa, il forte legame instaurato tra Cosa Nostra palermitana e la criminalità organizzata statunitense, con particolare riferimento alla potente Gambino Crime Family di New York, nonché la forte capacità pervasiva, da parte della famiglia mafiosa di Passo di Rigano, sull’economia legale dell´omonimo quartiere, secondo una capillare divisione di ruoli e mansioni: dalla fornitura alimentare all’ingrosso alle classiche estorsioni, passando per la gestione dei giochi e delle scommesse on line.

A Passo di Rigano, secondo gli inquirenti, avevano ricostituito la loro roccaforte criminale importanti esponenti della famiglia Inzerillo, una storica cellula mafiosa palermitana, decimata negli anni ’80 dalla seconda guerra di mafia. Agli esiti delle indagini, è risultato infatti che questi “scappati”, rientrati in Italia nei primi anni duemila, avessero ricostituito le file della “famiglia”, anche grazie al ritrovato equilibrio con la fazione criminale avversa. L’inchiesta aveva svelato l’asse tra Cosa nostra siciliana e i clan d’oltreoceano.