Sulla proprietà del casolare di Cinisi, dove venne trucidato Peppino Impastato, monta la polemica.

Il sindaco: “Il 22 luglio udienza per la nomina dei consulenti tecnici d’ufficio”

Ieri il sindaco di Cinisi Giangiacomo Palazzolo aveva fatto riferimento a “un’ordinanza verbalizzata in Corte d’Assise (seconda sezione) con la quale è stata fissata al 22 luglio l’udienza per la nomina del Ctu (consulenti tecnici d’ufficio) per determinare l’importo della ‘restituzione per equivalente'”, grazie a una legge che consente di mantenere il possesso di beni di interesse pubblico, ripagando l’antico proprietario del valore catastale.

“Ammissibilità della richiesta del Comune”

Con la nomina del Ctu, secondo il sindaco, “la Corte implicitamente si è pronunciata sulla ammissibilità della richiesta del Comune”.

Il legale di Leonardo Badalamenti: “Nessuna pronuncia”

Una ricostruzione che però viene respinta dall’avvocato Christian Alessi, che rappresenta Leonardo Badalamenti (figlio del boss di Cinisi Gaetano condannato per l’omicidio Impastato, ndr), attuale proprietario dell’immobile, legittimato della revoca della confisca del casolare.
 “Nessuna pronuncia né esplicitamente né ‘implicitamente’, come dichiarato dal sindaco di Cinisi e dall’Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, sull’applicabilità della normativa relativa alla restituzione di beni immobili per equivalente”, afferma il legale.

“La questione non è ancora definita, dichiarazioni fuori luogo”

“Al contrario, il tribunale di Palermo, sezione esecuzioni mobiliari, sul procedimento di opposizione al rilascio dell’immobile, si è già pronunciato con il provvedimento dello scorso 7 giugno con il quale ha rigettato integralmente i motivi di opposizione sollevati sia dal Comune di Cinisi, sia dall’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati che dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Alla luce degli idonei elementi giuridici – conclude il legale – spiace constatare che il sindaco e l’associazione facciano ancora dichiarazioni fuori luogo, atteso che i giudizi sono ancora pendenti e, quindi, la questione non è ancora definita”.

Progetto di 230mila euro per il casolare in cui fu torturato e ucciso Peppino Impastato

Il casolare che il 9 maggio del 1978 fu teatro dell’omicidio di Peppino Impastato sarà riqualificato dalla Città metropolitana di Palermo. È stato presentato il 4 maggio scorso nell’Aula consiliare del Comune di Cinisi, il progetto nel corso di un incontro che ha aperto le iniziative dedicate al 44° anniversario della morte del giovane attivista antimafia.
Il progetto, dell’importo compressivo di 230mila euro prevede il restauro conservativo del casolare rurale. Procede pertanto l’impegno delle istituzioni di preservare il casolare perché possa essere un punto di riferimento come Centro Culturale per la lotta contro le mafie. Il progetto dell’opera è stato redatto dai tecnici della Direzione Edilizia, P.I. e Beni Culturali dell’Ente diretta da Claudio Delfino, con Paolo Mattina che ha curato la progettazione di concerto con Lorenzo Fruscione per gli impianti e con Vincenzo Evola e Giovanni Cavataio del Comune di Cinisi.

Chi era Peppino Impastato

Peppino Impastato fu ucciso dietro ordine del boss Tano Badalamenti. Prima fu torturato in un casolare di campagna abbandonato e poi venne fatto saltare in aria poco distante lungo la linea ferrata. L’obiettivo era quello di far credere in un attentato che lo stesso Impastato stava preparando e che invece per un errore nella sua preparazione finì male. Ci sono voluti diversi anni perché la verità venisse a galla, tra vari depistaggi anche delle istituzioni. Fondamentali per fare emergere la verità sono state le battaglie della madre di Peppino, Felicia Bartolotta Impastato, vera donna coraggio che non si è mai arresa affinché venisse fatta giustizia sulla morte del suo adorato figlio.

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