Si sono concluse oggi le operazioni di recupero coordinate dalla Guardia Costiera di reti da pesca, dal peso totale di circa una tonnellata, che giacevano sui fondali antistanti la costa di Cefalù, in prossimità della “Secca dei Campanari”, ad una profondità compresa fra i -19 e -27 metri. Pare che, sulla scorta delle testimonianza dei pescatori che lavorano in zona, quelle reti si trovavano abbandonate sui fondali da almeno un decennio.

Operazione ambientale “Reti fantasma”

L’operazione ambientale appena conclusa rientra nell’ambito del progetto nazionale “reti fantasma”, coordinato dal comando generale delle capitanerie di porto, finalizzato al recupero delle reti da pesca abbandonate, talvolta accidentalmente, sul fondo del mare, in aree di particolare pregio ambientale. L’abbandono di tali attrezzi da pesca, purtroppo, incide negativamente sull’ecosistema marino, rappresentando un rischio per la sopravvivenza della flora e della fauna marina nonché per la sicurezza dei subacquei.

Reti fatte di fibre plastiche

Le reti, costituite quasi esclusivamente da fibre di plastica, abbandonate sui fondali, rappresentano una trappola mortale per i pesci di che vi rimangono impigliati; si calcola che annualmente nei mari vengono abbandonate oltre 600.000 tonnellate di tali attrezzi. La presenza di “reti fantasma”, così chiamate per il danno invisibile che provocano, in particolar modo nel Mediterraneo, comporta, la perdita di almeno il 5% della popolazione ittica, oltre alla dispersione di microplastiche e tessuti non biodegradabili, con enormi danni sia per l’ecosistema marino sia, di riflesso, per l’uomo.

Un impatto ambientale terribile

Secondo i rapporti Unep e Fao, le reti da pesca abbandonate nei mari di tutto il mondo rappresentano circa il 10% dei rifiuti di plastica. Le operazioni di recupero, andate avanti per tre giorni, sotto il coordinamento tecnico del 3° nucleo sommozzatori guardia costiera, con la costante presenza dei mezzi navali della direzione marittima di Palermo, sono state effettuate da squadre di sub esperti, tra i quali alcuni ricercatori del centro oceanografico di Valencia, guidati da Andrea Spinelli, al fine di fornire dati scientifici circa l’impatto ambientale provocato da tali reti sui fondali.

Reti smaltite da ditta specializzata

Una volta riportate in superficie, le stesse reti sono state imbarcate e trasportate a terra, presso il porto di Presidiana, ad opera di alcuni pescherecci della marineria locale che si è resa parte attiva per le operazioni di bonifica dei fondali. La preziosa attività ambientale svolta dalla guardia costiera ha ricevuto, tra l’altro, il sostegno dell’amministrazione civica di Cefalù che si è fatta carico delle operazioni di smaltimento delle reti recuperate, classificate quale rifiuto speciale, attraverso l’impiego di apposita ditta specializzata.

Parte dei rifiuti da riciclare

L’iniziativa ha riscosso, inoltre, il plauso dell’assessore regionale Territorio e Ambiente Toto Cordaro, che ha assistito allo svolgimento delle attività di recupero a bordo di una motovedetta della guardia costiera. Grazie alle tecniche di riciclo di ultima generazione, dagli attrezzi riportati in superficie si otterranno fibre da utilizzare nei capi di abbigliamento e reti da utilizzare nei campi di pallavolo, trasformandoli, così, da strumento di distruzione a bene di consumo.

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