Il futuro dei dipendenti del Cerisdi appare sempre più nero. Oggi solo cattive notizie: salta l’assemblea dei soci, la società conferma ai sindacati i licenziamenti, escludendo una ripresa anche parziale delle attività. In più, la Regione, ha avviato l’inventario dei beni di Castello Utveggio, consolidando l’idea smobilitazione.
“E’ inaccettabile – sostiene io – dichiara Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl Sicilia – che lo stesso governo regionale, che ha in più occasioni prospettato l’opportunità del rilancio del Centro e la salvaguardia dei livelli occupazionali, stamane si sia premurato di fare inventariare l’ingente patrimonio fatto di libri, mobili, statue e quadri di grandissimo pregio, compresi i suppellettili della stanza dove nel 1995 dimorò papa Wojtyla.
“In questa fase così delicata, laddove l’impegno di tutti dovrebbe essere concentrato nella difesa dei posti di lavoro, emergono altre priorità. Si sbaracca ancor prima di decretare la definitiva chiusura del Cerisdi – aggiunge la Calabrò. – Ribadiamo a gran voce che la Regione siciliana non può e non deve sottrarsi agli impegni assunti anche nei confronti dei lavoratori che oggi, insieme alle loro famiglie, vivono momenti di fortissime preoccupazioni dovute all’incertezza che aleggia intorno al loro futuro e non deve dimenticare di essere socio, anzi, socio fondatore del Cerisdi. Se pertanto da un lato si paventa la possibilità che il prossimo 13 giugno, nel corso dell’assemblea dei soci, venga comunicato lo stato di insolvenza del Cersidi, dall’altro il Comune di Palermo e l’Ircac hanno comunque dichiarato che dal 1 gennaio 2017 tireranno i remi in barca. Auspichiamo, pertanto, che la Regione siciliana non diventi il comandante che abbandona la nave mentre sta affondando”.
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