La polizia ha individuato nel suo appartamento di Ribera il giovane di 23 anni che mercoledì scorso avrebbe brutalmente aggredito Alfredo Caputo, responsabile del reparto di Endocrinologia oncologica dell’ospedale Cervello, rimasto vivo per miracolo. Gli agenti hanno perquisito la casa in provincia di Agrigento sequestrando indumenti e un hard-disk. Gli avvocati saccensi Giovanni Forte e Giuseppe Tramuti hanno parlato col giovane ma al momento non si sbilanciano.

“Posso solo dire – dice Tramuta – che il mio cliente ha frequentato l’ospedale Cervello. Non posso dire altro, io e il mio collega stiamo attendendo l’esito delle indagini che sono in corso”. I legali fanno sapere, inoltre che il giovane è incensurato.

Il racconto del medico

“Ero al telefono. Mi ha sorpreso alle spalle e ha iniziato a prendermi a pugni. Mi sono coperto il volto difendendomi con le braccia e mi ha ferito con qualcosa, non so bene cosa. Mi ha praticamente tranciato il tendine dell’avambraccio, mi ha fatto un taglio a un orecchio e ho riportato una microfrattura allo zigomo. Poteva finire molto male, se mi avesse preso alla carotide non saremmo qui a parlarne. Sono sconfortato, in oltre trent’anni di carriera non mi era mai successa una cosa del genere”.

Sono queste le parole del medico aggredito mercoledì al Cervello da un paziente ormai identificato dalla polizia e la cui posizione è ora al vaglio della Procura e adesso rintracciato.  Da chiarire come abbia fatto ad entrare in ospedale e raggiungere il reparto, peraltro armato di un tirapugni o di un coltello.

La minaccia del giovane

Il giovane aveva iniziato già in autunno a farsi seguire dal reparto di Endocrinologia del Cervello presentandosi con un piano terapeutico, fatto da una struttura sanitaria lombarda, che prevedeva l’assunzione di uno specifico farmaco. Una prima volta il paziente aveva ottenuto una prescrizione per ricevere alcune confezioni di questo prodotto farmaceutico, ma qualcosa non aveva convinto il medico che avrebbe voluto rivedere la terapia.

“Le azioni che intendo intraprendere saranno mirate contro i colpevoli della mancata fornitura del farmaco”, si leggeva in una mail scritta dalla casella di posta elettronica del giovane agrigentino che contestava al dottore il fatto di non aver risposto ad alcune mail e di non essere stato avvisato che il medicinale non era stato ordinato.

Le parole di Caputo

“Non posso entrare nei dettagli, ma era mia intenzione – spiega il dottore ancora dolorante – rivedere il piano con il paziente perché, oltre alle difficoltà che abbiamo avuto nel reperire il farmaco, si era arrivati a una posologia che ritenevo eccessiva. Troppe compresse secondo la mia valutazione. E siccome non faccio lo scribacchino, volevo vederci chiaro perché io mi assumo una responsabilità sui miei assistiti e sulle ricette che firmo”.

“Dopo la prescrizione che si ottiene solo attraverso centri ospedalieri specializzati – continua il medico – era stato anche visitato ma volevo rivalutare il caso, volevamo fare altri esami”. Poi continua: “Si era forse convinto forse che non volessi fargli il piano terapeutico, ma non si era più fatto vedere. Quel pomeriggio è arrivato all’improvviso, non c’era alcuna visita programmata. Mi ha aggredito come una furia con qualcosa, non ho capito se un coltello o altro, ed è fuggito. Sono stato 3 ore in sala operatoria quella sera. Se ci penso mi sembra di vedere un film e mi chiedo: ma com’è possibile?”, conclude il medico che ha avuto una prognosi iniziale di 20 giorni.

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