Giuseppe Leone ha 53 anni e per 15 ha lavorato come ricercatore non strutturato all’Università di Palermo.
Dopo tanti anni ha deciso di ‘arrendersi’. Ha scritto una lettera alla ministra dell’Università, Cristina Messa, e ha restituito formalmente l’abilitazione nazionale a professore di II fascia che aveva conseguito nel 2018.
A L’Espresso spiega: “Non ci sono le condizioni per fare ricerca”.
E’ un sistema di reclutamento dei docenti, quello universitario, certamente da rivedere.
Tante, anche recentemente, le università coinvolte da scandali relativi ai concorsi truccati e alle baronie, come le cronache ci raccontano.

Gli audio e lo stato dei fatti

Alla lettera Leone ha allegato anche due audio registrati in occasione di conversazioni con superiori dell’Università di Palermo, dai quali emergerebbe come due concorsi per la sua materia, Letteratura inglese, sarebbero stati banditi individuando precedentemente i vincitori.
Si tratta di concorsi per docenti in fascia più alta e non per un posto da ricercatore, che a Palermo non si bandisce da 12 anni.

Concorsi banditi ad personam

Dagli audio emergerebbe ancora che due concorsi sarebbero stati banditi ‘su misura’. Quando il docente ordinario della materia è andato in pensione, l’Università ha messo a bando un posto direttamente per ordinario e poi un altro posto per associato in Letteratura inglese.

La denuncia

Leone ha anche presentato una denuncia poi archiviata dal Gip, perché la scelta sulle figure da mettere a bando è discrezionale, insomma non regolata.

Un lungo curriculum

La scelta di Leone di riconsegnare la sua abilitazione è stata molto sofferta. Ha alle spalle un lungo curriculum accademico: dottorato, tesi pubblicata, la pubblicazione di cinque volumi sulla Letteratura inglese e diversi articoli su riviste di fascia A. A ciò si aggiunge la partecipazione a diversi concorsi nazionali e internazionali, e anni di lavoro come docente a tempo di Lingua inglese, commissario di esami, correlatore e relatore di tesi di laurea.
Ancora a L’Espresso racconta: “Ho lavorato per l’ateneo di Palermo dal 2005 e d‘improvviso, proprio in concomitanza con l’indizione di concorsi pubblici nel settore di riferimento, la mia prestazione è diventata superflua. Sono stanco, mi fermo”.

La decisione di lasciare la ricerca

Come detto, Leone, dopo tanti anni di lavoro nell’ateneo palermitano, ha deciso di abbandonare la ricerca, non vedendo prospettive per il suo futuro. Negli audio allegati alla lettera inviata alla ministra, il suo superiore gli dice chiaramente che le chiamate sono state fatte ad personam. “Io sono stato obbligato a fare questo”, riferisce a Leone, che vistosi senza scelta si è dunque fermato. Una storia, la sua, certamente assai amara ed emblematica di quanto avviene in molte università italiane.

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