• Tutta Italia è nel pieno della seconda ondata
  • La diminuzione del contagio in Sicilia è episodica e altalenante, non stabile
  • Il tasso di positività diminuito solo per il cambo del sistema di calcolo
  • Incombe lo spettro del lockdown

“Siamo ancora nel pieno della seconda ondata pandemica da Covid19: la curva epidemica non sta scendendo in modo significativo ed il leggero calo dei valori su base settimanale non è comunque indicativo di un trend di riduzione effettiva in atto della circolazione del virus nel Paese”.

Ad affermarlo è Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e curatore del sito COVSTAT sull’andamento pandemico. “Siamo in una situazione di stallo – spiega Arbia – e le leggere fluttuazioni che vediamo non hanno un valore indicativo. In realtà tutti i parametri sono tornati su valori molto simili a quelli tra fine dicembre ed inizi gennaio, ma non calano”.

Per quanto riguarda invece il tasso di positività, rileva, “il 25 dicembre era 9,75 ed una settimana fa era sempre su questi livelli. Ora è calato, ma va considerato che nel computo totale vengono adesso considerati anche i test antigenici e questo ha portato ad una riduzione del valore del tasso di positivi sul totale dei test effettuati”.

Di fatto se il tasso dipositività si continuasse a calcolare sui tamponi molecolari srebbe sovrapponibile a quello di fine dicemre, inizio gennaio.

La speranza, prosegue, “è che il calo di questo parametro non sia solo effetto dell’introduzione dei test antigenici. Ma se anche si trattasse di un calo effettivo – precisa – bisogna considerare che il tasso di positività è il primo valore ad abbassarsi quando la curva inizia a scendere, ma perchè si abbassino anche gli altri parametri, dai decessi alle terapie intensive, bisogna poi attendere almeno un mese”.

Il punto, avverte, è che “i livelli attuali, a partire proprio dalle terapie intensive, non sono sostenibili a lungo” e “l’unica soluzione per uscire da questa situazione di stallo della curva è adottare misure restrittive più severe ma differenziate sul territorio, almeno fino ai primi effetti della campagna vaccinale”. Al momento, conclude l’esperto, “non mi pare che siamo sulla strada giusta e non bisognerebbe aspettare oltre per adottare misure più forti”.

E’ vero che gli effetti della zona rossa non si potranno valutare prima della fine del mese ma in Sicilia dopo un accenno di discesa martedì, il contagio è tornato a salire per scendere di nuovo ieri. E non conforta il fatto che la Sicilia abbia perso il triste primato di prima regione italiana per contagioscendendo prima al secondo e ora al quinto posto.

“Non escludo in Sicilia un lockdown come quello della scorsa primavera” ha detto ieri il Presidente della Regione Nello Musumeci.

“La zona rossa di oggi non è più la zona rossa della scorsa primavera, ma questo lo ha deciso il Governo nazionale. Noi siamo molto allarmati – ha continuato Musumeci – perché i siciliani non hanno capito la gravità del momento. E se il contagio non dovesse abbassarsi, alla fine del mese adotteremo ulteriori misure restrittive d’intesa con il Governo nazionale: non escludo si possa arrivare a un lockdown come quello della scorsa primavera”.

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