Si attende da Roma il disco verde al Piano per i ristori alle imprese, predisposto dal governo Musumeci, che prevede l’utilizzo di 250 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione. Con la riprogrammazione delle risorse, già deliberata dalla Giunta di governo, si tende a garantire sostegno al credito anche per le aziende più fragili.

Far ripartire il sistema produttivo siciliano

L’obiettivo della Regione è quello di evitare la polverizzazione delle risorse che non risolverebbe alcun problema di tenuta e di favorire invece la concessione di capitale immediatamente spendibile per far ripartire il sistema produttivo siciliano: prestiti a tasso zero di interessi e rimborsabili a lungo termine.
Questa, in sintesi, è anche l’intesa raggiunta nei giorni scorsi dalle più rappresentative organizzazioni di categoria durante l’incontro a Palazzo Orleans con i dirigenti degli uffici della presidenza e degli assessorati alle Attività produttive e all’Economia.

Musumeci invoca l’intervento del governo nazionale

«Lo sforzo che il governo regionale sta compiendo, sia chiaro – precisa il presidente Musumeci- non può essere sufficiente se non è accompagnato dagli interventi del governo nazionale, che speriamo siano più incisivi di quelli operati finora. Servono risposte più puntuali e noi, assieme ai 250 milioni previsti, metteremo in campo anche i cento milioni di euro di sostegno al credito, garantiti dalla convenzione della Bei con l’assessorato all’Economia».

Sostegni e finanziamenti a fondo perduto

Due settimane fa, l’assessore regionale all’Economia e vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, ospite di una puntata di Casa Minutella, ha annunciato nuovi ristori.
Armao ricordando che «la gestione della pandemia dipende da Roma e non dalla Sicilia», ha sottolineato che «dovremo dare tutto quello che possiamo dare. Rastrelliamo dalla programmazione europea e dai fondi extra regionali tutte le possibili risorse per poterle orientare a supporto. Non dobbiamo, inoltre, emulare lo Stato ma rivolgerci ai settori a cui lo Stato non ha dato nulla, nonostante l’abbia promesso. Molta parte della nostra economia, infatti, è priva di sostegno che dipende da un errore di valutazione, cioè non pensare all’economia che non emerge, l’economia non osservata, quella della gente che vive di lavoretti ed espedienti. Non è la celebrazione del sommerso ma in questo momento drammatico dobbiamo aiutare tutti. Questa economia, ad esempio, non ha la possibilità di utilizzare i ristori bancari. Dobbiamo, quindi, aiutare il sommerso che non vive più. Oggi non dobbiamo fare la morale ma aiutare tutti. Se la macchina si ferma, rischia di non ripartire più».

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