Scendono in Italia le curve dell’incidenza dei casi di Covid19, dei decessi e dei ricoveri nei reparti ordinari; in stasi gli ingressi giornalieri nelle terapie intensive; si intravedono intanto i primi segnali di stasi o debole incremento della percentuale dei positivi ai test molecolari, da confermare con i dati dei prossimi giorni: è quanto emerge dall’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
Continua la fase decrescente
“L’analisi dei dati dell’epidemia di Covid-19 in Italia rivela che continua la fase decrescente della curva media dell’incidenza di positivi ai test molecolari o antigenici, che ha raggiunto un massimo mercoledì di tre settimane fa, scesa a circa 740 casi per 100.000 abitanti la settimana scorsa”, osserva l’esperto.
Diminuiscono i decessi
“La curva media dell’occupazione di reparti ordinari – prosegue – ha raggiunto un massimo giovedì della settimana scorsa e ora siamo al 15.5% in fase decrescente” e sono “in fase decrescente anche i decessi, che la scorsa settimana sono stati circa 960, contro i 1.000 circa di due settimane fa”.
Terapie intensive, in stasi la curva degli ingressi giornalieri
Secondo Sebastiani “la differenza è comunque non statisticamente significativa”. Per quanto riguarda la situazione nelle terapie intensive, “è in stasi la curva degli ingressi giornalieri, la cui media la scorsa settimana è stata di circa 49 ingressi al giorno: valore identico a quello di due settimane fa”.
Si attendono i dati dei prossimi giorni per capire meglio
L’analisi delle differenze settimanali dei dati della percentuale dei positivi ai test molecolari indica, infine, che “da circa cinque giorni c’è un trend di stasi-debole incremento. I dati dei prossimi giorni – conclude Sebastiani – ci permetteranno di stabilire se si tratta di fluttuazioni o di un segno iniziale di cambiamento di trend”.
Nelle ultime 24 ore stabili al 15 per cento i ricoveri
Nelle ultime 24 ore, in Italia, è stabile al 15% l’occupazione di posti nei reparti ospedalieri di ‘area non critica’ (un anno fa era al 42%) da parte di pazienti Covid. Il dato è in leggera flessione rispetto al 15,5% registrato venerdì scorso nell’ultimo monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute.
In Sicilia ed altre regioni superata la soglia del 20 per cento
Tuttavia, la percentuale resta al 42% in Umbria e supera la soglia del 20% in altre 7 regioni: Calabria (32%), Sicilia (26%), Basilicata (25%), Puglia e Abruzzo (22%), Marche (21%) e Sardegna (21%).
E’ stabile anche l’occupazione delle terapie intensive al 5% (un anno fa segnava il 39%) e solo la Sardegna (al 13%) supera la soglia di allerta del 10%. Questi i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 10 aprile 2022.
L’occupazione di posti letto in area non critica, differenze tra regioni
Nel dettaglio, a livello giornaliero, l’occupazione dei posti nei reparti ospedalieri di area medica (o ‘non critica’) da parte di pazienti con Covid-19 cala in 6 regioni o province autonome: Abruzzo (al 22%), Basilicata (25%), Lombardia (10%), Marche (21%), Molise (16%), Puglia (22%), ma cresce in 3: Lazio (18%), Sardegna (21%), Valle d’Aosta (9%). E’ stabile nelle restanti 12 regioni: Calabria (32%), Campania (17%), Emilia Romagna (14%), Friuli Venezia Giulia (11%), Liguria (16%), Pa di Bolzano (8%), Pa Trento (12%), Piemonte (10%), Sicilia (26%), Toscana (16%), Umbria (42%) e Veneto (10%).
L’occupazione di posti letto nelle terapie intensive, anche qui differenze tra le regioni
Sempre a livello giornaliero, l’occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19 cala in Lazio (al 7%) e Umbria (7%). Cresce nella Pa Bolzano (al 3%) e Molise (8%), mentre Friuli Venezia Giulia (1%) la variazione non è disponibile. La percentuale è stabile nelle restanti 16 regioni o province autonome: Abruzzo (al 6%), Basilicata (1%), Calabria (10%), Campania (6%), Emilia Romagna (4%), Liguria (4%), Lombardia (2%), Marche (4%), Pa Trento (3%), Piemonte (3%), Puglia (8%), Sardegna (13%), Sicilia (7%), Toscana (6%), Valle d’Aosta (3%) e Veneto (3%).
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