L’assessore alla Salute, Ruggero Razza, a quanto si apprende da alcune fonti, ha informato, nel corso di un colloquio, il ministro della Sanità Roberto Speranza delle ipotesi che la Regione sta valutando con l’obiettivo di contenere i contagi da Covid-19 in Sicilia. I nuovi provvedimenti saranno contenuti nell’ordinanza che il governatore Nello Musumeci firmerà in serata.

La conferma della ‘linea dura’ arriva dalla stessa Regione dopo il diffondersi di voci rispetto alel quali le istituzioni erano rimaste in silenzio. Un piano di intervento da mettere in pratica per gradi al salire del contagio, dunque c’è. Un piano che può arrivare  fino alla chiusura della scuola per due o quattro settimane, al taglio delle corse del trasporto pubblico locale e del riempimento, allo stop delle attività di somministrazione, dunque ristoranti, bar e così via.

La Regione sta prendendo in esame l’ipotesi del lockdown parziale a tempo come sostenuto da alcuni componenti del Cts siciliano. “Il presidente Musumeci e l’assessore Razza stanno prolungando l’agonia senza assumersi nessuna responsabilità” critica  il deputato del Pd e responsabile sicurezza del partito, Carmelo Miceli. “Il numero dei positivi è in grave aumento, mentre ciò che manca sono i tamponi – aggiunge – La Sicilia risulta agli ultimi posti in Italia per numero di tamponi effettuati ma, soprattutto mancano i posti di terapia intensiva per pazienti Covid, cancellati da una politica miope che ha solo inseguito consensi elettorali durante le amministrative. A maggio i posti di terapia intensiva nei diversi nosocomi in Sicilia erano quasi 600, ora sono 200 e il 50% è già saturo. Scelte incomprensibili che richiedono urgentemente un cambio di rotta amministrativ”. Per Miceli “bisogna chiudere tutto per un tempo ridotto, o pochi giorni o almeno per una buona parte della giornata” e “bisogna fare una grande campagna di comunicazione per spiegare ai siciliani che non è vero che non c’è Covid, ma che, anzi, il Covid è in espansione esponenziale e che, quindi, bisogna tornare a rispettare rigorosamente le regole”. “L’immobilismo istituzionale della Regione sta aggravando la situazione di una Sicilia sempre più in affanno, le scelte lumaca stanno portando a gravissime conseguenze”, conclude.

Ma quale che sia la scelta finale in campo non scenderà la sanità militare anche se ci saranno chiusure parziali e limitazioni d’orari.

Le ipostesi più concrete fin qui circolate sono, in applicazione del dpcm Conte del 18 ottobre nella Regione, il passaggio alla didattica a distanza nelle superiori dal secondo al quinto anno. Il provvedimento sarebbe valido per due o tre settimane. Lo scopo non è arginare il contagio a scuola visto che nelle scuola, secondo i dati, la situazione è controllata, ma limitare gli spostamenti generali.

Il secondo provvedimento sarebbe legato proprio ai mezzi di trasporto pubblico. Nel medesimo periodo il riempimento di autobus, treni e traghetti sarebbe dimezzato. Il riempimento al 50% degli autobus dovrebbe essere sufficiente nelle ore di punta in assenza  dei ragazzi che vanno a scuola. Il tutto sarebbe supportato anche dall’invito a portare a scuola i bambini fino alle medie con mezzi privati.

Su bar e ristoranti ci sarebbe una stretta ulteriore sugli orari di chiusura ma non sarebbe particolarmente incisiva. Si parla di chiusura alle 23 anzinchè le 24 stabilite da Conte. Provvedimenti che a Palermo, se uniti al divieto di stazionare in centro venerdì sabato e domenica dalle 21 alle 5 del mattino, darebbe l‘ultimo colpo all’economia della movida.

A due settimane di distanza si rivaluterebbe l’andamento del contagio per decidere se allentare la stretta, prorogare o passare ad uno step successivo delle medesime misure con orari e sistemi più stringenti.