Prosegue la serie negativa degli appalti in Sicilia. Nel primo quadrimestre 2016 il calo del numero di bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale rispetto al corrispondente periodo del 2015 è stato del 36,49% (47 bandi contro 74) ed è stata del 31,98% la contrazione degli importi posti in gara (67,6 milioni a fronte di 99,4 milioni). E ciò malgrado ad aprile vi sia stata la corsa a bandire gare con la vecchia normativa.
E’ andata ancora peggio dal 19 aprile scorso, data di entrata in vigore anche in Sicilia del nuovo Codice nazionale degli appalti che, non avendo previsto un periodo di transizione, ha generato incertezza fra le pubbliche amministrazioni: pochissime le opere poste in gara secondo le nuove modalità, mentre di due bandi l’Ance ha dovuto richiedere la revoca in quanto in contrasto con la nuova normativa.
La Sicilia è passata dalla legge regionale, la 14 del 2015 (impugnata da Palazzo Chigi) – con la quale sono state aggiudicate circa cento opere con ribassi medi del 14% – , al nuovo Codice nazionale degli appalti che impone il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa nei bandi di importo superiore al milione di euro e consente, a discrezione dell’ente appaltante, anche il massimo ribasso in quelli inferiori al milione.
Il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, nel tentativo di scongiurare l’impasse, con un comunicato ha sostenuto che possono essere celebrate con i precedenti criteri le gare i cui bandi, anche se non pubblicati entro il 19 aprile, siano stati trasmessi entro quella data alla Gazzetta ufficiale per la pubblicazione. Ma non è stato sufficiente a chiarire i tanti dubbi.
In Sicilia, ad esempio, non si sa se debbano essere rimodulati i progetti per i depuratori e le reti fognarie, basati sulla formula dell’appalto integrato non più prevista dal nuovo Codice, col rischio di non rispettare i tempi e di perdere i finanziamenti della delibera Cipe 60 del 2012, a meno che fra i poteri speciali già attribuiti al commissario Vania Contrafatto a fine 2015 non vi sia anche quello di derogare dalle norme varate successivamente, o che non intervenga un’ulteriore deroga.
L’Ance Sicilia e l’Ance Palermo auspicano che le pubbliche amministrazioni si attrezzino celermente, cosa che stanno già facendo le imprese, con adeguate professionalità e con elevata trasparenza, per non fermare del tutto il mercato delle opere pubbliche nell’Isola; e chiedono alla Regione di affrontare col governo nazionale tutti i problemi che l’attuazione della nuova norma sta generando.
Per questo scopo Ance Sicilia e Ance Palermo, con Ance nazionale, hanno organizzato un confronto fra tutte le parti in causa, domani, 27 maggio, alle ore 9,30, presso l’Ance Palermo, Palazzo Forcella De Seta, con ingresso da Salita Santi Romano (piazza Kalsa), a Palermo, sul tema “Il nuovo Codice degli appalti: cosa cambia in Sicilia”.
Interverranno Edoardo Bianchi, vicepresidente nazionale Ance con delega alle Opere pubbliche; Giovanni Pistorio, assessore regionale delle Infrastrutture e della Mobilità; Vincenzo Palizzolo, dirigente generale del Dipartimento regionale tecnico; Mariella Maggio, presidente commissione Ambiente e Territorio dell’Ars; Claudia Mannino, componente commissione Lavori pubblici della Camera; Francesca Ottavi, direttore Legislazione opere pubbliche Ance nazionale; Gaetano Armao, docente di Diritto amministrativo all’Università di Palermo; Elio Caprì, presidente Associazione regionale Liberi professionisti architetti e ingegneri; Giovanni Lazzari, presidente Consulta regionale architetti; Giuseppe Maria Margiotta, presidente Consulta regionale ingegneri; Santo Cutrone, presidente Ance Sicilia; Fabio Sanfratello, presidente Ance Palermo.
Coordinerà Paolo Oreto, direttore Periodico lavori pubblici.
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