Dall’emergenza da coronavirus, con turni sempre più massacranti e senza dispositivi di protezione individuale (Dpi) per gestire l’epidemia, alle violenze fisiche e verbali, fino al sequestro di ambulanze del 118, come l’episodio di Napoli. Medici e sanitari in trincea, ma sembrano passati in sottordine le 1200 aggressioni all’anno denunciate in Italia, tre volte meno degli episodi reali e non denunciati, alcuni dei quali avvenuti con tanto di pistola”.

Così Toti Amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, consigliere del comitato direttivo e coordinatore della commissione nazionale per la sicurezza della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordine dei medici) dopo le ultime aggressioni contro medici e infermieri successe in Sicilia.

“Non stiamo parlando ormai di potenziali, eventuali, possibili o presunte violenze. Stiamo parlando di una condizione quotidiana sotto gli occhi di tutti gli italiani e certamente dei decisori politici, che hanno gli strumenti per mettere fine a questo stato aberrante di giustizialismo fai da te”, ha detto il coordinatore della commissione nazionale per la sicurezza.

E ancora: “Le note di solidarietà oggi sono imbarazzanti. Servono leggi, misure di difesa e di sicurezza, modi e tempi di realizzazione, pene immediate e severe da far tremare vene e polsi all’aggressore più irriducibile. Solo negli ultimi due giorni, un medico è stato colpito da un paziente con un estintore al pronto soccorso di Termini Imerese, e un altro è stato aggredito violentemente al Vittorio Emanuele di Gela insieme a tre infermieri”.

Tra il pericolo di essere contagiati e quello di essere aggrediti, ha commentato Amato “la mancanza di serenità dei colleghi è inevitabile. Mancano le forme più elementari di sicurezza, ospedali e presidi di primo soccorso sono stati trasformati nel front office più accessibile dove fare i conti con un sistema Paese che non è più in grado di accogliere i bisogni della popolazione”.

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