“La prossima settimana in aula parlerò di tutto quello che nella relazione del Presidente Musumeci non c’era. Parlerò delle cose accadute in questi due anni. Parlerò di un governo subalterno, prono a logiche di potere, a scambi e a patti. Parlerò delle cose di cui Musumeci non ha il coraggio di parlare che sono tante e riguardano il suo governo e le sue scelte”. Lo afferma Claudio Fava, Presidente della Commissione antimafia all’Ars, in un’intervista rilasciata all’Adnkronos.
In vista del suo intervento in aula, la prossima settimana, il politico catanese eletto nella lista ‘Cento passi per la Sicilia’, evidenzia che proverà “a fare una contro relazione su ciò che è realmente accaduto in Sicilia nell’ultimo biennio al di là della buona pratica notarile che ci ha ammannito Musumeci nei giorni scorsi con un’ora e quaranta minuti, determinando soglie di noia imbarazzanti. Sembrava una relazione condominiale, la lettura di un testamento fatta di un notaio di provincia”.
“Da Musumeci dopo due anni e mezzo di governo – prosegue Fava- mi aspettavo qualche punto in più sulla politica, che idea futura avesse della Sicilia, su quali asset strategici puntare per incardinare gli anni che restano del suo mandato di governo. E invece solo una noiosa analisi contabile di attività ordinaria”.
Per Claudio Fava, in realtà, “siamo ancora dentro una lunga stagione politica in cui i grandi padroni del voto e del consenso spesso coincidono con i grandi padroni di interessi privati. Immaginare – dice- una campagna elettorale che prescinda dagli interessi, ad esempio, dei signori delle discariche, in Sicilia e’ raro incontrarla negli ultimi vent’anni”.
“C’è la sensazione – continua Fava- che ci sia difficoltà a dire di no ed il bisogno di continuare a chiedere permessi. E se devi chiedere permesso a coloro che sono portatori di interessi privati così consolidati nel settore dell’acqua,dei rifiuti, dei trasporti,si finisce per avere le mani legate e l’azione di governo diventa paralizzata come una ‘natura morta’”.
Per il parlamentare regionale etneo, “dipende tutto dai siciliani. Uno scatto più che di rabbia,direi di consapevolezza, credo che la comunità isolana se lo possa e se lo debba permettere. Siamo passati da Cuffaro a Lombardo, poi il giullare Crocetta e al ‘fascista per bene’ Musumeci”.
“Quando fra due anni – prosegue Fava all’Adnkronos- mi auguro sia Musumeci il candidato alla presidenza che si riproporrà senza l’alibi di non aver mai governato la regione, auspico che i siciliani valutino e giudichino. Mi auguro che dall’altra parte vi sia un alternativa di impianto politico e sostanziale assai diverso. Ci sono idee, progetti e ci sono persone. C’è la possibilità – dice ancora Claudio Fava- di mettere insieme un campo largo di forze democratiche che non siano solo apparati di partito ma uomini, donne ed idee che si intestino questa sfida. Credo che la Sicilia ne abbia il diritto, finalmente”.
Per Claudio Fava, “la Sicilia e’ una comunità particolare. Gente molto brava a lamentarsi e impreparata ad incazzarsi. Ogni tanto -precisa -bisognerebbe sostituire le eterne lamentazioni con qualche punta di incazzatura in senso positivo. La capacità di disarcionare il ‘reuccio a cavallo’, cambiare rotta ai propri desideri e alle proprie ambizioni, idee e prospettive senza essere più sudditi”.
Parlando infine di ‘Cosa nostra’, il Presidente della Commissione antimafia all’Ars ricorda che “la criminalita mafiosa e’ il prodotto della nostra cultura sociale e del nostro tempo. Non sono arrivati da Marte questi signori. Sono il prodotto dei nostri luoghi, della nostra disponibilità al compromesso, della nostra ansia di scorciatoie e di furbizia, della nostra disponibilità a mettere in vendita la nostra dignità. Perché c’è in Sicilia e non c’è a Stoccolma? – si domanda Fava-Credo che non sia una diversità genetica della mafia, ma credo che qui ci siano state delle condizioni di grande disagio sociale, di marginalità e in certi momenti della storia anche di assenza dello Stato che hanno creato determinate condizioni che noi siciliani dobbiamo capovolgerle e ribaltarle evitando che le mafie continuino ad accumulare denari e consenso”.
“Non e’ solo sbattendo la gente in galera che affondi la mafia. Ma togliendole acqua – ammonisce – facendo sì che non vi siano più le condizioni minime dal punto di vista del radicamento sociale, del guadagno e dell’impunita’ per farla continuare ad esistere”.
Per Fava, “quando gli imprenditori decideranno di non servirsi più dei buoni uffici delle cosche criminali, i commercianti non pagheranno il pizzo, gli amministratori non si lasceranno corrompere, gli appalti non verranno intercettati dalla filiera delle organizzazioni mafiose, loro non ci saranno più. Non avranno più spazio di sopravvivenza”.
“I mafiosi non sono barbari che vengono da altri continenti ma sono un prodotto della nostra storia e la nostra storia – conclude Claudio Fava- deve sconfiggerli attraverso l’attività investigativa,repressiva, le buone leggi, la giustizia e le sentenze e attraverso la capacità culturale di liberarsi di questo pedaggio che non solo i siciliani ma tutti gli italiani hanno accettato come fosse una parte immutabile e irremovibile del panorama”.
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