Il caldo arretra anche se non molla la presa. Oltre dieci gradi in meno portano la temperatura poco sopra i 30 nel Palermitano. Così come il caldo, arretra anche il fuoco. Ma anche quello non molla la presa.
Il peggio sembra passato. Alle spalle due giorni difficili ma non è ancora ora di tirare bilancio anche se i numeri sono impietosi.
Tre morti e un disperso
Sono tre le vittime di queste 36 ore di fuoco. A Cinisi in via Fondo Orsa i vigili del fuoco e la polizia municipale hanno trovato dentro un’abitazione in condizioni molto precarie andata in fiamme, i resti carbonizzati di Salvatore Cometa di 77 anni e Teresa Monastero di 75 anni. In mattinata una donna di 88 anni, da ieri con la febbre alta, era rimasta vittima “indiretta” degli incendi. La malcapitata era deceduta perché i vigili del fuoco non erano riusciti a raggiungere la sua abitazione a San Martino delle Scale, nel palermitano, per soccorrerla, proprio a causa dell’incendio. Paura a Patti, invece, dove manca all’appello una persona che viene, al momento, considerata dispersa.
Due forestali feriti
Sono due i forestali ricoverati all’ospedale Civico di Palermo nel reparto Grandi Ustioni. Si tratta dell’ispettore della forestale Ciro Cavataio, di 61 anni, di Cinisi che vive a Partinico rimasto vittima di un incidente sul lavoro a Partinico. Ha ustioni nel 40% del corpo di secondo e terzo grado. Il secondo forestale è Rosario Tinervia, di 52 anni, rimasto ustionato a Bagheria nel corso di un incendio questa mattina. Ha ustioni di primo e secondo grado. “Le loro condizioni sono serie e sono tenuti sotto stretta osservazione – dice il primario del centro grandi ustioni del Civico Enzo Guzzetta – Abbiamo fatto di tutto al momento per salvarli. Sono arrivati entrambi in serie condizioni. Nelle prossime 48 ore valuteremo le loro condizioni. Al momento la prognosi è riservata”.
Vigili del fuoco feriti
Anche due vigili del fuoco sono rimasti feriti durante le operazioni di spegnimento degli incendi divampati a Palermo e Monreale. Le condizioni dei due pompieri non sono gravi ma sono stati portati in ospedale, mentre è ricoverato nel reparto grandi ustioni dell’ospedale Civico di Palermo l’operaio della forestale. Ha ustioni sul corpo di secondo e terzo grado.
In queste ore sono stati prolungati i turni delle squadre che lavorano senza sosta da ieri l’altro. Tutti gli uomini sono impegnati sui diversi fronti di fuoco.
Duemila sfollati, almeno 20 famiglie senza casa
Complessivamente sono duemila gli sfollati dalle loro abitazioni. In parte sono potuti rientrare a casa man mano che le fiamme sono state circoscritte sui vari fronti di fuoco. Ma 20 abitazioni risultano inutilizzabili e dunque un centinaio di persone sono materialmente senza casa e dovranno essere assistite, solo nel palermitano.
400 interventi, 86 fronti di fuoco
Nel complesso sono stati effettuati oltre 400 interventi di soccorso. Complessivamente, sul campo, hanno lavorato 118 squadre di Vigili del Fuoco, di cui 16 squadre di Vigili del Fuoco AIB (il personale AIB è composto da vigili volontari dei ruoli speciali antincendio boschivo) realizzate in convenzione con la Regione Siciliana.
86 i fronti di fuoco di cui 26 solo nel Palermitano. Quelli attualmente ancora attivi sono una ventina in giro per tutta l’isola. Un canadair resta a disposizione anche oggi per l’eventuale ripresa del fuoco a Bellolampo dove le fiamme sono spente ma continuano a covare e il fumo che sprigiona diossina c’è ancora.
Fiamme dolose al parco archeologico di Segesta
“Le fiamme divampate ieri sera non hanno risparmiato neppure il Parco archeologico di Segesta. Da una prima ricognizione, per fortuna, è stato possibile verificare che non sussistono danni ai siti monumentali: il tempio, il teatro e la casa del Navarca sono rimasti illesi. Ma se, come sembra, il rogo è stato causato da una mano criminale, si tratta di un gesto gravissimo che va condannato con forza perché ha messo a rischio l’incolumità di chi vive nelle zone limitrofe e ha recato un grave danno al nostro inestimabile patrimonio storico-artistico. Mi auguro che si possa risalire al più presto ai responsabili” dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commentando l’incendio che ieri sera ha colpito il Parco archeologico in provincia di Trapani.
Evitato il peggio
“Grazie a un’attenta programmazione – aggiunge l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – e alle recenti opere di pulitura, scerbatura e potatura abbiamo evitato il peggio. Risultano invece completamente distrutti il punto di ristoro, il corpo di guardia e il deposito vicino al tempio, il blocco dei bagni nei pressi dell’antiquarium e la tettoia delle case rupestri. Quasi tutta la staccionata protettiva della strada che conduce al teatro e le recinzioni di sicurezza sono stati ridotti in cenere, così come i cavi elettrici e i corpi illuminanti nei pressi del teatro. Ci stiamo attivando per un’ulteriore e attenta ricognizione dei danni – conclude il componente della giunta Schifani – anche nell’ottica di porre in sicurezza i percorsi di visita e non compromettere l’imminente stagione teatrale”.
Giunta d’emergenza
Per oggi il Presidente Renato Schifani ha convocato una giunta regionale d’emergenza per dichiarare “lo stato di calamità e chiedere al governo nazionale il riconoscimento dello stato di emergenza per l’Isola”.
C’è chi parla già di danni per un miliardo di euro ma la stima è sommaria e non supportata da verifiche attente sul campo. Non ci sono ancora le condizioni.
“Ci sono danni ingenti ancora non quantificabili – prosegue il governatore – e numerosi roghi ancora attivi. Voglio rinnovare il ringraziamento della comunità siciliana a Protezione civile, Corpo forestale, Vigili del fuoco e volontari impegnati fin dal primo momento, con grande spirito di sacrificio e senso di responsabilità, ad arginare l’emergenza di questi ultimi due giorni. Confido in un rapido e positivo riscontro da parte del governo nazionale – conclude il presidente della Regione – di modo che si possa cominciare al più presto a pianificare i primi interventi, auspicando nel frattempo che il miglioramento delle condizioni climatiche metta fine alla fase più acuta dell’emergenza”.
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