Un ennesimo oltraggio alla memoria e alla legalità messo in atto da ignoti.
E’ stata infatti danneggiata la targa dedicata recentemente dal Comune di Palermo al Presidente del maxiprocesso Alfonso Giordano. La targa si trova in piazzetta Edison, nel quartiere Matteotti.

Lo sfregio

Si suppone che per danneggiare la targa sia stato usato un chiodo. E’ stata incisa la parola “Il”, seguita da punti di sospensione, la parte inferiore della targa risulta rigata e danneggiata. E’ possibile che i vandali abbiano anche tentato di staccare la targa dalla cancellata.

Lagalla: “Grave offesa alla memoria”

Duro il commento del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: “Lo sfregio alla targa dedicata al giudice Alfonso Giordano in piazza Edison è più di un atto vandalico. È una grave offesa alla memoria del magistrato che ha presieduto il Maxiprocesso alla mafia e a quella Palermo che, il giorno di quella storica sentenza, ha scritto una pagina indelebile nella lotta a Cosa nostra. Ho subito provveduto ad attivare tutte le procedure per la sostituzione immediata della targa in memoria del presidente Giordano, per affermare che di fronte a questi gesti l’amministrazione comunale non si piegherà, né arretrerà mai di un passo nel contrasto alla criminalità organizzata”.

La scoperta del danneggiamento

A scoprire il danneggiamento è stato lo storico Lino Buscemi che commenta all’Adnkronos: “Non c’è dubbio che si è in presenza di un atto vandalico che offende non poco la memoria dell’indimenticabile Presidente Giordano che diresse con competenza, saggezza e fermezza il primo grande processo alla mafia”.

Chi era Alfonso Giordano

Alfonso Giordano è scomparso lo scorso anno all’età di 92 anni. E’ stato un magistrato noto per avere presieduto il primo maxi processo a cosa nostra. Accettò tra il 1986 e il 1987 l’incarico di condurre il dibattimento con 475 imputati scaturito dalle inchieste del pool antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La corte presieduta da Giordano, con giudice a latere Pietro Grasso poi presidente del Senato, concluse il processo superando anche gli ostacoli procedurali sollevati dai difensori degli imputati. Nei confronti dello stesso presidente venne avanzata la ricusazione. Il verdetto, emesso dopo una camera di consiglio durata 35 giorni, sancì condanne a 19 ergastoli e 2.665 anni di reclusione. Nel 1993 Giordano accettò di presentarsi candidato come sindaco di Palermo per l’unione di centro, risultando terzo dopo Leoluca Orlando e Elda Pucci.

A Trapani imbrattato il murales dedicato a Francesca Morvillo

Non si tratta, purtroppo, dell’unico caso di danneggiamento e oltraggio alla memoria di grandi magistrati avvenuto recentemente. Due giorni fa, infatti, è stato imbrattato con vernice e scritte, nel Rione sant’Alberto a Trapani, il murales con il disegno del volto di Francesca Morvillo, magistrato moglie del giudice Giovanni Falcone e, insieme a lui e tre agenti della scorta, uccisa nella strage di Capaci il 23 maggio 1992.

L’opera di Nanno Gandolfo era già stata danneggiata nel 2019

Il murales è stato realizzato dall’artista Nanno Gandolfo nella piazza intitolata proprio alla moglie del giudice Falcone. L’opera era stata già danneggiata nel maggio del 2019 e successivamente ripristinata.

Vernice nera, scritte e disegni volgari

Adesso la vernice nera usata in precedenza è stata sostituita con quella rossa con scritte e disegni volgari. Si lavorerà per tentare di ripristinarlo.

“Gesto vergognoso e criminale”

“Lo ritengo un gesto davvero vergognoso e criminale soprattutto per l’alto valore simbolico assunto dal murales, dedicato a una persona che ha perso tragicamente la vita per mano della mafia.- afferma il senatore del MoVimento 5 Stelle, Vincenzo Santangelo – Un vigliacco oltraggio alla memoria proprio nell’anno del 30esimo anniversario della Strage di Capaci“. “Un atto che risulterebbe molto grave anche se il valore simbolico di quell’opera – aggiunge – non fosse stata nota agli ignoti artefici perché questo indicherebbe l’assoluta mancanza di conoscenza e di memoria, elementi dei quali non si può prescindere nella lotta alla mafia”.

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