Giornali a scrocco nei canali Telegram liberamente scaricabili. Perquisizioni disposte dalla Procura di Bari sono in corso in Veneto e in Sicilia nei confronti dei gestori di alcuni canali Telegram sui quali “vengono illecitamente divulgati – si legge in una nota della Procura – giornali, riviste e brani musicali, in violazione della normativa a tutela del diritto d’autore”.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e delegata alla Guardia di Finanza, è stata avviata ad aprile quando fu disposto il sequestro di decine di canali che diffondevano migliaia di pdf di quotidiani, settimanali, romanzi e testi universitari. Fino ad oggi sono stati bloccati oltre duecento canali Telegram. Nell’indagine sono ipotizzati, contro ignoti, i reati di riciclaggio, ricettazione, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, furto e violazione della legge sul diritto d’autore.

Stando agli accertamenti, avviati dopo la denuncia di Fieg e Agcom e dopo il racconto fatto da Repubblica, la frode causerebbe al settore dell’editoria danni per circa 670 mila euro al giorno. L’operazione denominata #Cheguaio!, è partita dalla denuncia della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) presentata lo scorso 10 aprile all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). L’Authority, in particolare, aveva richiesto e auspicato l’intervento dell’Autorità Giudiziaria, per una azione di contrasto incisiva al fenomeno della pirateria digitale, diffuso specialmente sui social media.

Nel febbraio scorso  duecentoventitré persone sono state identificate e denunciate per avere acquistato abbonamenti pirata sul web che consentivano di vedere i contenuti delle principali piattaforme televisive a pagamento. Quindi, film, serie tv, partite di calcio. L’operazione è stata eseguita dalla Guardia di Finanza.

Infatti, i clienti, acquistando quel tipo di prodotto illegale, sono responsabili del reato di ricettazione. La legge sul diritto d’autore, poi, prevede la confisca degli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio. Quindi, ai 223 clienti in caso di condanna verranno confiscati televisore, pc e smartphone. Le sanzioni prevedono, poi, la reclusione fino ad otto anni ad una multa di 25mila euro, oltre le spese legali.

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