I siciliani pagano per la gestione dei rifiuti tariffe alte senza che a questo corrisponda un servizio efficiente e all’altezza delle aspettative. La media regionale è di 386 euro annui per una famiglia di tre persone e un’abitazione di 100 mq a fronte di una media nazionale di 312. La spesa media annuale in Sicilia si è comunque abbassata di un -0,7% rispetto all’anno 2020 (€ 389). A fare il punto della situazione per quanto riguarda la gestione dei rifiuti in Sicilia sono la Cgil e la Federconsumatori regionali.

Catania maglia nera

Secondo i dati, Catania (504 €) continua a detenere il primo posto per spesa più alta tra i capoluoghi italiani (come nel 2020 con la stessa cifra). Agrigento (428 €) è all’ottavo posto e Messina al nono posto (422 €). Dopo Catania (504 €), Agrigento (428 €) e Messina (422 €) seguono subito dopo Siracusa (418 €), Trapani (417 €), Ragusa (405 €) e Caltanissetta (319 €) di poco superiore alla media nazionale (312 €) che ha registrato una variazione in incremento notevole pari a +10,8% (288 €).

Palermo sotto la media

Al di sotto della media nazionale, ci sono solo Palermo (309 €) ed Enna (254 €) che hanno riscontrato una variazione in diminuzione del -9,3% rispetto al 2020 (280 €), confermando la posizione di capoluogo siciliano più economico. Palermo però fa i conto con la discarica di Bellolampo ormai satura. 

Tariffe alte e servizi scadenti

A fronte delle alte tariffe – emerge dall’analisi delle due sigle- si registrano strade sporche e cumuli di spazzatura in una regione che è ancora fanalino di coda per raccolta differenziata (42,3% a fronte della media nazionale del 63% ), che manda in discarica il 59% dei rifiuti urbani prodotti ( media nazionale il 20%), che non ha un’impiantistica adeguata per il riuso e il riciclo che l’Ue indica come i principali obiettivi del futuro prossimo. “I comuni- ha detto Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia nella conferenza stampa dovranno adeguarsi alle nuove regole definite dall’Arera (l’Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente) e la Regione modificare la legge di riferimento riducendo dagli attuali 18 a 9 gli Ato cui affidare la pianificazione e la programmazione del ciclo dei rifiuti a partire da un’impiantistica calibrata sulla quantità dei rifiuti prodotti dagli ambiti”.

Le richieste ai comuni

Alfio La Rosa, presidente di Federconsumatori Sicilia ha sottolineato “la necessità che le amministrazioni locali definiscano il proprio regolamento entro il 31 marzo per fare scattare gli standard qualitativi a partire da gennaio 2023. Chiediamo ai Comuni e ai gestori – ha aggiunto- di discutere e contrattare gli standard minimi di qualità del servizio da definire nelle carte dei servizi che andranno aggiornate alla luce dei nuovi standard qualitativi imposti dall’Arera”. La novità del nuovo sistema sarebbe la possibilità “di un controllo democratico sulla qualità dei servizi”. Gli obblighi relativi a operazioni di spazzamento e lavaggio strade, di raccolta , trattamento recupero, smaltimento e tariffe sarebbero insomma posti alla luce del sole, quindi verificabili.

Obieettivi: il riuso e il riciclo

Spostando oltre lo sguardo, Cgil e Federconsumatori chiedono di guardare, oltre che alla riduzione dei rifiuti, soprattutto agli obiettivi indicati dall’Europa per il riuso e il riciclo, utilizzando al
meglio le risorse europee e del Pnrr. E per evitare infiltrazioni l’utilizzo delle certificazioni antimafia oltre a norme che tutelino i lavoratori del settore. “Il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti- dice la nota di Cgil e Federconsumatori- continua a reggersi ancora oggi in Sicilia sulle discariche mentre abbiamo bisogno di impianti a servizio della raccolta differenziata per recuperare materia e avviarla al riciclo, come ci chiede l’Europa e il nuovo modello di economia circolare”. “In sicilia siamo messi male sul riciclo nelle principali città della Regione, sul riuso dei materiali siamo in ritardo per la mancanza d’impianti sull’isola, serve che ogni ato abbia una propria programmazione dal punto di vista della raccolta e del riutilizzo dei materiali”, dice Alfio La Rosa.