Il day after voto in Sicilia a scrutinio concluso e presidente eletto diventa momento di bilanci e resa dei conti che a dire il vero, sopratutto all’interno del Pd, era già cominciato da ieri, ma oggi a bocce ferme a farlo è lo stesso segretario del Pd Matteo Renzi nella sua newsletter periodica. Lo fa rispondendo a tanti che in queste ore lo hanno inondato di mail, come lui stesso dice e prendendo spunto da quelle domande prova ad analizzare quanto sta accadendo nel Pd con un occhio puntato alla cartina di tornasole del risultato nell’Isola, un flop e una sconfitta imprescindibile.

E qui parte la disamina del voto nell’Isola che non risparmia stoccate per i grillini: “I Cinque Stelle hanno perso in Sicilia. Ma tutti i commenti che leggete sui giornali e vedete in tv sono commenti già preparati da tempo che non fanno i conti con i numeri reali. Cerchiamo di capirci – spiega. M5S aveva preso alle Politiche del 2013 in Sicilia il 33% e a livello nazionale il 25%. La Sicilia era stata dunque la loro Toscana, il loro bacino di voti più forte. Erano andati meglio che altrove. Oggi hanno preso il 26% in Sicilia, dopo che tutti i sondaggi li davano ampiamente sopra il 30% (sono sempre sovrastimati nei sondaggi, fateci caso). Il voto alla lista, al simbolo passa dal 33 al 26%: dunque hanno perso sette punti percentuali su base regionale, chissà a quanto sono davvero su base nazionale.
Se a questo si aggiunge che Di Maio e Di Battista hanno passato quattro mesi in Sicilia, Grillo ha detto che era l’ultima spiaggia, hanno speso centinaia di migliaia di euro in questa campagna ci rendiamo conto che i Cinque Stelle hanno perso – continua -. Eppure in TV raccontano di aver vinto e nessuno che gli faccia una domanda su questo. Ecco perché scappano dal confronto. Perché che hanno perso loro lo sanno benissimo”.

Chiaramente non si può parlare di vittoria del Pd, Renzi non ha dubbi  ma nonostante tutto difende il risultato: “Mica sono pazzo, ovviamente no. Il PD ha perso pur avendo mantenuto gli stessi voti delle Regionali del 2012 (che avevamo vinto grazie alle divisioni della destra e al 10% dell’UDC, ripeto 10% UDC). Gli stessi. E rispetto alle politiche la coalizione di Bersani nel 2013 prese 21,4%, quella di Micari il 25,2%. Dunque noi, pur avendo perso, siamo cresciuti rispetto al 2013. Ma ovviamente non lo leggerete da nessuna parte – sottolinea -. Sono molto fiero che ci siamo liberati di qualche personaggio che nel 2013 stava con noi. Per esempio Francantonio Genovese, già deputato di Messina, poi condannato in primo grado a 9 anni. Quando è uscito dal carcere Genovese ha lasciato il PD in polemica con la mia decisione di votare a favore dell’arresto in aula. E si è iscritto a Forza Italia. A Messina Genovese, per il tramite del figlio, ha portato a Forza Italia 17 mila voti. Ma io preferisco guidare il partito che candida il figlio di La Torre anziché il figlio di Genovese. Anche se magari qualche volta si perde”.

Di qui un riferimento al candidato uscito vincente da queste elezioni d’autunno: “Ha vinto la destra. Come accade sempre, da decenni, in Sicilia. E come molti immaginavano da mesi. Ha vinto Musumeci che per questa campagna elettorale ha fatto pace col suo avversario storico, Miccichè. La volta scorsa i due stavano in liste contrapposte e hanno fatto il 44% – ha aggiunto -. Oggi stavano insieme e hanno fatto il 40%. Hanno vinto loro, tanto di cappello. Punto. Buon lavoro al nuovo Presidente Nello Musumeci. Non condivido una virgola della sua storia e del suo curriculum. Ma ha vinto, ha vinto nettamente e gli faccio i migliori auguri perché riesca a governare bene la Sicilia. Dirò di più: spero che ci riesca perché prima vengono i cittadini, poi gli schieramenti. Ne dubito, per la compagnia di giro che ha, ma glielo auguro. E lo auguro ai siciliani”.

Ma ora ecco le dolenti note, non ultime le dichiarazioni del sottosegretario Faraone che nel presidente del Senato Grasso ha individuato un ‘responsabile’ del flop siciliano: “Nessuno ha dato la colpa a Grasso, neanche il sottosegretario Faraone che ha rilasciato la dichiarazione contestata da tanti. Si è solo detto che se Grasso si fosse candidato, come gli era stato chiesto, i risultati sarebbero stati diversi – dice Renzi -. Ma Grasso ha rinunciato, dicendo che da Presidente del Senato non poteva sobbarcarsi un impegno politico in prima persona. Il che dimostra anche rigore istituzionale, intendiamoci. Rispetto per la sua scelta, nessuna polemica, ma semplice constatazione. Del resto le liste della Sinistra radicale sono passate dal 6.5% delle scorse regionali al 5.3% di ieri, eleggendo un solo consigliere regionale. Questo grande trionfo a sinistra io non l’ho visto, almeno in Sicilia. È vero che oggi è il 7 novembre 17 e dunque sono cento anni esatti: ma non vedo alle porte una rivoluzione comunista. Penso che un elettore di sinistra, anche radicale, voglia unità. Non le divisioni che fanno vincere la destra”.

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