E’ fuori pericolo ed è stato spostato dalla Rianimazione pediatrica a Pediatria dell’ospedale dei bambini di Palermo, il neonato di 9 mesi che il 6 gennaio è stato tirato fuori dalle acque al largo di Lampedusa.
Il barchino, partito da Sfax, sul quale viaggiava insieme alla mamma, a 38 miglia dalla costa, si è ribaltato ed è affondato. A salvare i migranti – tre i corpi senza vita: di un uomo, una donna e un neonato ivoriano di circa 1 anno e mezzo – furono i militari della Guardia costiera.
La storia
Dal Poliambulatorio di Lampedusa, il piccolo – così come altri migranti risultati essere in gravi condizioni – è stato trasferito a Palermo, alla Rianimazione pediatrica dell’ospedale dei bambini, dove, per un mese, ininterrottamente, è stato assistito da medici e infermieri. I suoi polmoni erano devastati da tutta l’acqua che aveva ingerito e flagellato da ferite e abrasioni.
Nonostante tutte le cure possibili, ad un certo punto i sanitari hanno anche perso le speranze: il quadro clinico del piccolo non migliorava. Dopo un ultimo, disperato, tentativo specialistico c’è stato il miracolo. E il 6 febbraio il neonato nordafricano è stato dichiarato fuori pericolo. Ha lasciato, fra le lacrime di medici e infermieri che sono riusciti a salvarlo, la Rianimazione pediatrica ed è stato spostato in Pediatria. La mamma del neonato, ricoverata in prima battuta all’ospedale Civico di Palermo, è sempre stata, dopo le dimissioni, al fianco del piccolo ed è stata aiutata, a capire cosa stesse accadendo, da un interprete.
Trasferite tutte le bare a Lampedusa
Tutte le 12 bare di migranti che si trovavano nella camera mortuaria del Cimitero di Lampedusa sono state trasferite tra ieri e oggi ad Agrigento. Ai quattro feretri giunti ieri sera, se ne aggiungono altri otto arrivati in mattinata con il traghetto di linea a Porto Empedocle. Tra gli otto morti anche la donna che, perdendo i sensi, ha fatto scivolare in acqua il suo bambino: un neonato di 4 mesi che è morto annegato ed è stato considerato disperso. Subito dopo lo sbarco, le salme sono state trasferite nell’obitorio dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento in attesa dell’individuazione del luogo della sepoltura. Nel nosocomio di contrada Consolida però, non essendoci comunicazioni ufficiali, non c’è stata l’autorizzazione all’ingresso delle salme nelle camere mortuarie. Le bare degli otto migranti deceduti nei giorni scorsi in mare, sono rimasti quindi, per diverse ore, ferme all’interno dei furgoni. La Prefettura di Agrigento, che non aveva il compito di avvisare le autorità sanitarie, è riuscita comunque a trovare una sistemazione ai feretri, quattro rimarranno momentaneamente nell’obitorio del San Giovanni di Dio mentre le restanti salme saranno accolte nei cimiteri comunali di Licata e Canicattì.
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