I fondi europei del Recovery fund sono già pronti per essere spesi e domani in sindaco di Palermo presenterà il piano per l’erogazione tramite alcuni progetti presentati per il Capoluogo. Ma sono tanti i fondi che avrebbero potuto risollevare le sorti di Palermo e non sono mai stati utilizzati, anzi, alcuni sono stati anche persi.

Caso eclatante riguarda il ponte Corleone. Sarebbero spariti i soldi per realizzare le corsie laterali del Ponte Corleone sulla Circonvallazione come anche quelli dello svincolo di via Perpignano. Sono le somme che erano stati stanziati dal Patto per il Sud ma lo Stato ha dirottato altrove il finanziamento. Il motivo lo chiarisce il ministero delle Infrastrutture, come riporta la Repubblica. “I fondi in questi anni non sono stati utilizzati e quindi sono stati svincolati, adesso occorrerà reperire altre risorse”. Così un ponte strategico per Palermo e la Sicilia come lo era il ponte Morandi per Genova ora rischi la chiusura: tanto che lo stesso Comune ha limitato il traffico ai veicoli con più di 11 tonnellate di peso.

Una nota di Gianluca Ievolella, provveditore alle Opere pubbliche per Sicilia e Calabria, giudicava però in una nota “l’intervento di realizzazione dei ponti laterali al ponte Corleone ha carattere di estrema urgenza, poiché l’eventuale chiusura del ponte per lavori di manutenzione straordinaria di fatto chiuderebbe la principale arteria di accesso alla città”. Adesso il presidente del Consiglio Salvatore Orlando ha chiesto agli assessori con delega ai Lavori pubblici e a quello alla Mobilità cosa abbia in mente l’amministrazione per per mettere in sicurezza il ponte seguendo le linee guida ministeriali.

Nel Patto per Palermo erano stati inseriti 17 milioni di euro per “l’intervento di realizzazione dei ponti laterali al ponte Corleone”. Soldi adesso dirottati altrove. “Ma l’intervento ha carattere di estrema urgenza — scrive Ievolella al ministero delle Infrastrutture, chiedendo di trovare altri fondi — poiché l’eventuale chiusura del ponte esistente per lavori di manutenzione straordinaria di fatto chiuderebbe la principale arteria di accesso alla città”.

Il ponte intanto è in serio rischio come scrive il provveditore alle opere pubbliche. “La struttura presenta forti fenomeni di carbonizzazione del calcestruzzo in vaste aree per spessori che superano il copriferro peraltro inesistente in varie zone delle strutture. Le armature in ferro utilizzate all’epoca sono di acciaio e appaiono vistosamente ridotte di sezione a causa della corrosione. A cura del Comune sono stati eseguiti 15 anni fa dei carotaggi sul calcestruzzo per l’individuazione della resistenza con esiti confortanti, ma no risultano effettuate prove di carico sull’impalcato e nemmeno un monitoraggio continuo del ponte”.

“Il ‘Recovery fund’ deve rappresentare una grande occasione anche per le Città Metropolitane siciliane per attuare una necessaria politica degli investimenti privilegiando, tra l’altro, il ripristino della rete viaria, che soprattutto nelle zone interne è ormai da anni priva di quegli interventi strutturali che possano consentire di eliminare l’isolamento di tanti territori e di vari Comuni”. Lo scrive l’Asael, associazione che riunisce gli amministratori locali siciliani, in una lettera indirizzata ai sindaci delle Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Sulla vicenda del ponte Corleone interviene anche Ance Palermo. 

“I fondi per il raddoppio del ponte Corleone, stanziati e persi perché il Comune non è stato in grado di spenderli sono l’emblema di una situazione gravissima in città – lo afferma il presidente di Ance Palermo Massimiliano Miconi. Siamo davvero adirati perché si fanno ogni anno battaglie per avere fondi che la burocrazia non sa spendere. A nulla sono valsi, fino ad ora, i nostri appelli, i tavoli tecnici, la nostra disponibilità a mettere in campo le nostre competenze tecniche in modo da dare un supporto alla macchina comunale per monitorare tutti i passaggi necessari per la realizzazione delle opere, o almeno di quelle più importanti e verificare quali siano i problemi e come affrontarli. Invece siamo sempre al nulla di fatto: se ci sono i fondi, non si fanno i progetti; se ci sono i progetti, non si riescono a bandire le gare; se si fanno i progetti e le gare e si aggiudicano i lavori, non si riesce a farli partire.  Tutto quello che si riesce a fare – conclude il presidente dei costruttori palermitani – è cercare sempre nuove fonti di finanziamento”.

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