È un vero proprio terremoto politico e giudiziario quello scoppiato a Palermo con l’arresto del candidato al consiglio comunale di Forza Italia Pietro Polizzi. Le opposizioni adesso gridano allo scandalo. Sono gravissime le accuse formulate dalla Procura di Palermo a pochi giorni dalle elezioni comunali che eleggeranno il nuovo sindaco del Capoluogo siciliano.

Gli arresti a 5 giorni dal voto

Come detto una vera e propria bufera che travolge l’entourage di Forza Italia che sostiene il candidato sindaco di centrodestra Roberto Lagalla. Da Ferrandelli – “la mafia vuole rimettere le mani sulla città”, a Miceli, che invita a “non votate per la Palermo sbagliata”, agli altri partiti avversari a Lagalla, si scatenano le accuse. Un vero e proprio ciclone che si abbatte a cinque giorni dalle amministrative.

Il Blitz è scattato questa mattina

L’accusa è di scambio elettorale politico-mafioso. Secondo la Procura, per essere eletto avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, storici alleati del capomafia Totò Riina che ospitarono il padrino di Corleone in una delle loro ville nell’ultimo periodo della latitanza. Arrestato anche Agostino Sansone, fratello di Gaetano, proprietario della villa di Via Bernini in cui Riina passò gli ultimi mesi prima dell’arresto nel 1993 e un suo collaboratore. Contro l’aspirante consigliere comunale ci sarebbero alcune intercettazioni ambientali che hanno indotto la Procura a chiedere la misura della custodia cautelare in carcere. Conversazioni dalle quali emergerebbe con chiarezza il “patto elettorale” stretto tra l’esponente di Fi e Sansone.

Miceli: “Il re è nudo: ecco il risultato dell’ambiguità di Lagalla”

Il candidato sindaco di centrosinistra attacca Lagalla. “Gli arresti di stamattina dimostrano la fondatezza delle nostre preoccupazioni sull’infiltrazione della criminalità organizzata nelle elezioni amministrative dei prossimi giorni. Nessuno si dica sorpreso, perché se si sdogana il supporto politico da parte di soggetti già condannati per reati connessi alla mafia, è naturale che in quella proposta politica trovino spazio metodi e sistemi che sono quelli che hanno già inferto ferite indicibili alla nostra città”.  “L’ambiguità di Lagalla – continua Miceli – oggi si manifesta: il re, come si dice, è nudo. E non basteranno delle frasi di circostanza espresse con malcelato imbarazzo a mascherare la realtà. Abbiamo il dovere di proteggere i miliardi del PNRR e dei fondi europei dagli interessi scomodi e dalle spartizioni mafiose”. Gli fa eco Carmelo Miceli, deputato del Pd e candidato al consiglio comunale, “Chiedo ai cittadini di meditare sul voto e di farlo con attenzione. Il 12 di giugno, con una matita e una scheda elettorale tra le mani, avete il potere di decidere se Palermo è quella che “non vede, non sente e non parla” o quella che si ribella e sceglie di essere libera”.

“Sistema opaco su Palermo”

Anche l’ala del candidato sindaco Ferrandeli coglie l’attimo reputando l’arresto di Polizzi “una vicenda gravissima, che rigetta malamente Palermo al centro delle cronache nazionali”. Secondo Ferrandelli  vi sarebbe “un sistema opaco che ha provato a camuffarsi per provare a rimettere le mani sulla città, gestirne processi e, soprattutto, intercettare i fondi del Pnrr”.

“Nuove ombre su Lagalla”

Per il M5S gli arresti di stamane gettano “nuova ombra, ancora una macchia, su Lagalla e la sua coalizione”. “Dopo il sostegno di condannati per reati gravissimi come Cuffaro e Dell’Utri, ecco il candidato di Forza Italia arrestato a soli quattro giorni dal voto. La parte sana di Palermo si ribellerà a tutto questo. Lagalla si interroghi se è questa l’immagine che vuole dare al mondo di Palermo e, soprattutto, si tiri fuori da un’ambiguità preoccupante”. Queste le parole di Adriano Varrica, parlamentare nazionale del Movimento 5 Stelle, commentando gli arresti di questa mattina a Palermo per voto di scambio politico-mafioso. “I boss Sansone sono coloro che nascondevano Totò Riina nella villa in via Bernini – dice Domenico Gambino, candidato M5S al Comune -. Pietro Polizzi, candidato al Consiglio Comunale di Palermo nelle liste di ‘forza Italia’, è stato arrestato stamane per presunto scambio elettorale politico mafioso. Questi sono alcuni degli alleati di politici di Roberto Lagalla, questi sono coloro che vogliono mettere le mani sulla città, questi sono coloro che vogliono riportare Palermo indietro di trent’anni. Io mi rifiuto di credere che i palermitani gli permetteranno di governare la città. Ci ribelleremo, anche stavolta, a queste logiche che ormai non appartengono più al capoluogo siciliano”.

“Lagalla riconosca suoi errori”

Interviene anche Mariella Maggio, segretaria provinciale di ArticoloUNO.  “Gli arresti di questa mattina del candidato di Forza Italia Pietro Polizzi e del boss Agostino Sansone confermano la volontà di Cosa nostra di rimettere le mani sul Comune di Palermo”.  “Confermano soprattutto – sottolinea  – che l’allarme lanciato da settimane dai progressisti palermitani è più che fondato. No, la nostra non è stata speculazione politica, come incautamente ha protestato Roberto Lagalla. E il candidato sindaco della destra non pensi ora di cavarsela con qualche frasetta di circostanza contro la mafia, salvo polemizzare subito dopo con chi ha segnalato il rischio che la nostra città torni indietro di decenni, ai tempi di Vito Ciancimino e del sacco di Palermo. Riconosca piuttosto gli errori commessi – conclude la dirigente di Art1 – accettando di buon grado certi equivoci endorsement alla sua candidatura, dando così l’impressione che era arrivato il momento del ‘tana liberi tutti’. Errori così a Palermo non ce li possiamo permettere”.

Giusto Catania: “Palermo rischia di precipitare nel baratro”

“Palermo rischia  un ritorno nel più buio passato, i fatti parlano da soli. L’arresto per  voto di scambio di ieri di un candidato al Consiglio comunale in quota Fi, sullo sfondo il patto con la famiglia mafiosa vicina a Totò Riina, è la conferma dell’aria che tira alla vigilia del  voto in città. Palermo corre il pericolo di precipitare di nuovo nel baratro dell’illegalità. Sembra che la cura di anticorpi antimafiosi adottata dalla politica negli ultimi anni  stia esaurendo la sua efficacia. Occorre immediatamente reagire per  ripristinare le difese immunitarie contro illegalità e organizzazioni mafiose, allontanando dall’agone politico impresentabili condannati per mafia”. Lo dice l’assessore Giusto Catania, esponente di Sinistra Civica Ecologista.

Articoli correlati