Lo hanno definito in molti modi. Fenomeno, incognita, personaggio folcloristico, sopra le righe e anche inadeguato. E’ il turno di Cateno De Luca ex sindaco di Messina, essere ospite di Talk Sicilia nel suo giro nella galassia dei candidati alla presidenza della Regione. lui vuole diventare ‘sindaco di sicilia’ indicando con questo appellativo un modo diverso di concepire il ruolo. Lungo il percorso ha attratto delusi di tutti gli schieramenti ed anche persone che la politica la fanno di professione da tempo non solo nuove leve. Si è scontrato, anche con toni esagerati, con avversari ma anche con giornali e giornalisti. Quale possa essere il risultato è davvero difficile immaginarlo

Vinceremo con il 41%

“Io sono molto soddisfatto di come sta andando la campagna elettorale anche per la presa di posizione ormai degli avversari. Perché ho messo in preventivo, già in tempi non sospetti, che avremmo vinto questa competizione con il 41%. Ora dovremo stabilire se dobbiamo aggiungere l’Iva perché i due competitor principali, che decidono di non confrontarsi con gli altri competitor, significa che hanno timore di un confronto che svelerà alla fine ciò che sanno tutti i siciliani, ma che dobbiamo ricordare, cioè che sono entrambi figli di un sistema che hanno governato questa terra, che hanno stuprato questa terra e che di fronte alle nostre osservazioni, ovviamente non avranno alcun elemento per giustificare la loro stessa candidatura. Quindi va benissimo. Noi abbiamo già visitato oltre 250 comuni, abbiamo programmato di visitarne almeno un altro centinaio. Sono contento perché le piazze sono piene, i nostri collegamenti e le nostre dirette vanno benissimo. Quindi ne approfitto per ringraziare tutti gli elettori. Siamo gli unici che alla luce del sole stanno facendo campagna elettorale, ma a quanto pare siamo gli unici che stanno facendo campagna elettorale”.

Sicuro di se

“M sono trovato di fronte a queste situazioni in altre occasioni, però poi il risultato ha ribaltato quelle che erano le previsioni. Il risultato delle urne in genere riserva delle sorprese eclatanti. Questo mi è capitato per ben due volte a Messina, candidato sindaco contro tutti i partiti e le previsioni mi davano da giugno 2018, per esempio quarto, poi ho vinto invece al ballottaggio, come nessuno aveva messo in preventivo, così come nessuno aveva previsto il dodici di giugno scorso il nostro candidato a sindaco Federico Basile vincesse al primo turno. Anzi, circolavano negli ultimi giorni dei sondaggi farlocchi che ci vedevano già al ballottaggio

Messina una città particolare

“Non ci sono dubbi la città di Messina ha una particolarità. Non ha mai confermato un sindaco uscente. Per la prima volta lo ha fatto andando oltre. Vuol dire che il modello amministrativo che noi abbiamo messo in campo ha rotto l’atteggiamento di una città sempre insoddisfatta. Seconda questione. Può capitare una volta nella vita il fattore K che ti porta a vincere la competizione. Ma quando, a distanza di tre anni e mezzo quel modello non solo viene riconfermato e premiato, ma c’è un risultato eclatante dimostra che il buon governo, la buona amministrazione, la politica del fare è quello che alla fine interessa alla gente. Quindi il modello Messina, che è l’opposto del modello Palermo, è vincente. E qui voglio fare una precisazione perché c’è chi si gloria come centrodestra di un modello Palermo. Io dico semplicemente che il centrodestra è partito con il 70% a Palermo e ogni giorno di campagna elettorale gli ha fatto perdere punti. E aggiungo anche questo sono riusciti a vincere perché alla fine la campagna elettorale si è conclusa, ma a Palermo non c’era un Cateno De Luca. A Messina per ben due volte c’è stato un Cateno de Luca che da questo punto di vista ha annientato gli avversari di centrodestra e di centrosinistra. Quello che avverrà anche il 25 settembre.

Da destra a sinistra pezzi vanno con De Luca

“A Messina abbiamo fatto un accordo tecnico per portarci all’interno del ragionamento. Prima l’Italia perché avevo l’interesse a vincere al primo turno. Siccome io continuo ne sbaglio, ho portato dentro prima l’Italia, eleggendo ovviamente un po i nostri consiglieri comunali. Questo è un dettaglio. E quindi anche qui la tattica o la strategia ci ha portato a un risultato di avere oggi 23 consiglieri comunali su 32. Una grande lezione anche di strategia politica, che non ha riguardato ovviamente il profilo politico. La nostra è una proposta civica tale rimasta, tant’è vero che prima in Italia non era neanche in giunta e non entrava in giunta. E non è ovviamente neanche determinante per quello che questa maggioranza bulgara che si è consolidata nel consiglio comunale di Messina.

Villari in arrivo dal Pd

“Noi abbiamo colto lì una spaccatura che non è solo quella di Villari, perché vorrei ricordare che ci sono sette esponenti che facevano parte storicamente del Pd che sono candidati nella lista Sicilia vera, cioè una scissione a tutti gli effetti, che non è semplicemente la posizione individuale di Angelo Villari, che non è l’unica città dove si sta verificando uno smottamento del genere. Oggi, ovviamente a liste chiuse, ma che riguarderà gli ultimi giorni di campagna elettorale. Il mondo del centrosinistra è in crisi, perché è ovvio che sono tutti consapevoli che questa competizione è una competizione persa in partenza, ma non per presunzione, ma perché partire in un modo con una coalizione ampia con i cinque Stelle sta facendo, si è rotta ed è ovvio che nessuno oggi può affermare che i cinque Stelle o il Pd sono effettivamente competitivi e questo ha fatto scattare una depressione complessiva, in primis nella candidata alla presidenza della Regione Caterina Chinnici, che non può fare campagna elettorale, non sta uscendo fuori da casa sua e forse inizierà la campagna elettorale quando verrà in soccorso Letta. Ma farà qualche riunione così tra quattro amici? Perché il clima che si respira nell’ambito del Pd è quello, ovviamente, di una sconfitta già decisa da loro Cinque Stelle, come è capitato a Messina, lo abbiamo ridotto al 4% e quindi neanche lo prendo in considerazione. Perché ovviamente gli elettori di cinque Stelle saranno i primi che da questo punto di vista restituiranno. Questo atteggiamento di rompere comunque una coalizione che si era anche formata su una procedura riguardante le primarie e che solo per interessi. E ancora non si sa di quale natura avvista all’improvviso questa rottura eclatante e che naturalmente ha dato un colpo di grazia definitivo alle prospettive di un centrosinistra di conquistare la Regione.

Il patto della granita

Come mi diceva il mio amico Barbagallo, quando abbiamo fatto il patto della granita alle mandorle tostate, appena a settembre dell’anno scorso, il patto era che lui, che io non dovevo ritirare. E che questa prospettiva di una spaccatura del centrodestra, come se io fossi ascrivibile al centrodestra, avrebbe agevolato la vittoria del centrosinistra. Ecco, anche di fronte a una porta senza il portiere non sono riuscito a fare qualcosa.

Cateno de Luca come Grillo di dieci anni fa?

C’è una sfida con i 5 stelle, visti i toni e i modi. Loro mettono in campo Nuccio Di Paola, figlio di una nuova generazione grillina da toni non più urlati. “Ma io penso che Di Paola, che è figlio dei vaffanculo di Grillo e quindi è una classe politica e di suo non ci ha messo niente. E da questo punto di vista un soggetto che non è nelle condizioni di esprimere valutazioni sulla mia metodologia di comunicazione. Anche perché la differenza tra me e loro è che io posso anche decidere scientificamente di essere stravagante e anche volgare ogni tanto nella mia comunicazione, ma lo decido io con la mia persona e soprattutto con il mio bagaglio però di vero amministratore. Perché la differenza, anche qui, è che cadendo De Luca, amministrando tre comuni diversi e amministrati bene e al di là della sua stravaganza, ha dimostrato che le cose si possono fare anche rispetto a delle visioni che in certe città, come a Messina, l’hanno resa sempre una città debole. Di Paola si faccia la sua campagna elettorale, cosa che ancora non abbiamo visto. Perché? Prima di tutto dovrebbero riuscire a spiegare come mai questo divorzio col Pd, basato ovviamente su scuse strumentali. Quando tutti quanti sappiamo che il vero problema era un altro che questa unione in Sicilia tra Pd e cinque Stelle non consentiva prima a Conte di essere candidato in Sicilia come capolista e soprattutto di poter fare comunque una campagna elettorale in Sicilia con il Pd, quando a livello nazionale ovviamente se ne stanno cantando di santa ragione.

La sfida con Nello Musumeci

“Io spero che ci sarà perché noi siamo contendenti nel collegio del Senato di Catania, dove io avevo scelto di candidarmi perché era stato indicato in quel collegio, Salvo Pugliese, e mi ho scelto di candidarmi contro Salvo Pugliese perché non ho accettato l’atteggiamento del mio amico Salvo Pugliese, che ha tenuto per un anno sospeso la città per le sue vicende giudiziarie e a un certo punto si è dimesso per un interesse personale ed egoistico di avere una poltrona romana e questo causerà per Catania un altro anno di commissariamento. Di fronte a quello che per me è un atteggiamento scorretto di un sindaco nei confronti della comunità. Ho deciso di candidarmi a Catania, purtroppo Salvo Pugliese o buon per lui quando ho saputo della mia candidatura a Catania andata alla Giorgia Meloni e la supplica di essere spostato in altro contesto, cosa che ho ottenuto e guardate le cose veramente simpatiche della vita. E il buon Nello Musumeci mi è sempre sfuggito sempre dal confronto con il sottoscritto. Ora ci ritroviamo uno contro l’altro in un collegio uninominale del Senato di Catania. Chissà se magari in questa occasione magari si ci sarà la possibilità di un confronto. Non credo proprio, perché lo asfalta lei dopo 2 minuti. Ma questo è un problema suo e lui è sempre scappato dal confronto, non io”.

I sondaggi e la campagna elettorale ‘porta a porta’

“Io non mi sono mai basato sui sondaggi, per mia cultura, perché a differenza di altri che vivono nel loro castello e nel loro cerchio magico, io giro tra la gente e ho sempre fatto campagna elettorale. Sono l’unico, ormai sono come sono una razza in fase di estinzione, purtroppo. E questo mi dispiace perché andare a fare comizi tra la gente è la cosa più bella. E la storia mi ha sempre dimostrato che i sondaggi che mi hanno sempre dato in certe posizioni poi sono stati smentite dai fatti. Vi racconto questo aneddoto ad aprile 2018, quando ho confermato che mi sarei candidato a sindaco di Messina, ero anche deputato. Mi ha chiamato allora Gianfranco Miccichè, presidente del Parlamento, e mi ha detto Guarda, visto che ti sei fissato, vuoi fare il sindaco di Messina e vuoi rinunciare a fare il deputato? Io ritiro il nostro candidato e tu diventi il candidato unitario del centrodestra. Ha detto Io no, non sono disposto a rinunciare. Vedi che ti danno i sondaggi, i nostri sondaggi. Così invece assieme facciamo. Abbiamo bisogno anche di fare campagna elettorale e vinciamo. E io ho risposto Guarda. Al di là dei sondaggi, io non sono disposto a prestare la mia persona per i tuoi riferimenti che hanno stuprato la città. Se vinco amministra a modo mio. Diversamente non intendo, ma in certi circuiti che sono, quella sì, la vera antipolitica, che non è quella populista ma è quella di uomini e donne che occupano le istituzioni e lo fanno diventare un pascolo abusivo”

I primi 100 giorni di de Luca presidente. Cosa farebbe?

“Quello che dovrebbe fare un normale inquilino che ha idea della macchina burocratica. La prima cosa che ho fatto e che farò? Quello di modificare l’organizzazione degli uffici, dei servizi e dall’impronta, secondo una mia visione, la legge attribuisce alla esclusiva competenza del Sindaco, della Giunta comunale e del Presidente della Regione e della Giunta regionale il funzionamento degli uffici e dei servizi. E il presidente della Regione, con la sua giunta, che stabilisce quanti dirigenti servono e come vuoi organizzare la macchina amministrativa? Io già l’ho fatto a Messina, sono stato il primo sindaco d’Italia che ha ridotto i dirigenti e anche licenziati. Qui ancora sentiamo l’ex presidente della Regione che abbaia alla luna dopo che è stato cinque anni ed è riuscito di modificare una virgola. Riqualificazione arrivo alla ricollocazione del personale. Queste sono le due parole chiavi che ti portano a modificare una macchina amministrativa che. Al momento non è nelle condizioni di poter portare avanti certe sfide. Io ho finito poco fa un confronto con l’industria e abbiamo parlato esattamente di queste cose e di quanto costa. Io lo chiamo pizzo legalizzato, una burocrazia disorganizzata. Ma l’input alla burocrazia, alla politica, i bilanci della Regione. Da quali poi nascono gli obiettivi e i dirigenti e dove poi si calcolano le performance? Anche i premi di produttività partono dall’approvazione del bilancio. Se la Regione Siciliana poi i suoi bilanci a maggio e dagli obiettivi ai dirigenti poi a luglio, cioè a sette mesi dall’anno in questione. Ma come dovrebbe mai funzionare la macchina amministrativa? Noi abbiamo degli incapaci. Io sono un amministratore prima di essere un politico l’ho dimostrato sul campo. La mia professione di dirigente aziendale ha sempre dimostrato che ho una visione anche strategica dell’organizzazione. Quindi ovvio che io nei primi 100 giorni mi occuperò esclusivamente di questo. Diversamente, tutti i vari appuntamenti che abbiamo continueremo a fallire. Come abbiamo fallito già gli appuntamenti del Pnrr rispetto a le risorse per l’approvvigionamento idrico delle abitazioni e per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico dei nostri campi. Oltre un miliardo di euro persi.

Perchè votare de Luca

“Votare significa scegliere una persona che è nelle condizioni di modificare il destino di questa terra, perché non è contaminato da quelle che sono gli elementi che hanno portato in questa terra in queste condizioni. C’è la competenza, ce la storia ce l’ha. Determinazione, c’è il coraggio. Io rappresento tutto questo e la Sicilia oggi ha bisogno di un presidente della Regione che effettivamente metta in condizioni i siciliani di poter essere orgogliosi di essere siciliani”.

L’intervista integrale

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