Pomeriggio di ricordo in via D’Amelio dove giovani e non solo hanno voluto ricordare il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta. Numerosi gli interventi durante il pomeriggio per ricordare il magistrato ucciso dalla mafia 26 anni fa.

“Oggi per la prima volta dopo anni ci sono rappresentanti delle istituzioni che siedono qui, che accettiamo e sono degni di essere qui. E’ il segno che davvero c’è stata una svolta”. L’ha detto Salvatore Borsellino dal palco di via D’Amelio, a Palermo, alla presenza del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e della presidente della commissione Giustizia di Montecitorio Giulia Sarti, in città per il 26/o anniversario della strage. “Abbiamo bisogno di chi apra gli archivi dei servizi segreti per trovare questa agenda rossa. Io, ministro, voglio fatti – ha aggiunto Salvatore Borsellino rivolgendosi a Bonafede – e spero che vi attiverete”. “Questa che chiamano seconda Repubblica – ha sottolineato – ha un peccato originale: le stragi di Capaci, di via D’Amelio, di via dei Georgofili. Non può essere democratico un paese che ha le fondamenta sporche di sangue”.

“Siamo qui dopo 26 anni. Sono lunghi 26 anni di giustizia occultata. Dopo anni di depistaggi
ci sono state due sentenze che finalmente mostrano una strada nuova di verità e giustizia quella vera. La sentenza di Caltanissetta dice che c’è stato un depistaggio di Stato e dice che ad averlo portato avanti sono stati funzionari infedeli dello Stato”. ha continuato “Ma c’è una cosa ancora più grave – ha detto – e cioè che quello quanto è stato messo in bocca a quel ‘balordo di quartiere’ erano elementi veri. Come è che venuto fuori dalle rivelazioni di Spatuzza”. “E allora mi chiedo – ha aggiunto – come facevano funzionari infedeli dello Stato a conoscere questi elementi veri? Chi ha ordito e portato avanti il depistaggio aveva partecipato alle stragi o era a contatto con chi le ha
fatte?”. “E questa è soltanto una delle cose che mi chiedo. Come hanno potuto magistrati di Caltanissetta avallare il depistaggio di uno pseudo pentito che decine di volte ha tentato di ritrattare quello che gli avevano messo in bocca? Mi chiedo come abbiamo potuto avallare un depistaggio che era evidente fosse tale” ha concluso.

Stesso terreno di riflessione per il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho

“Che ci sia stato un depistaggio, forse il più grande della nostra storia giudiziaria, è scritto in una sentenza. Su questo aspetto certamente si stanno svolgendo approfondimenti, le procure competenti stanno indagando, tanto che la recente inchiesta della Procura di Caltanissetta evidenzia contestazioni che riguardano proprio il comportamento di funzionari della Polizia di Stato che avevano all’epoca svolto indagini”.

“Io però vedo anche gli aspetti positivi delle ultime acquisizioni – ha aggiunto -, soprattutto degli orientamenti di una giurisprudenza che non è più poco chiara nell’esprimere valutazioni e le esprime in modo molto evidente. Questo è già un passo in avanti fondamentale. Credo inoltre che si è diffusa la consapevolezza tra tutti, magistrati e polizia giudiziaria, che la nostra democrazia ha come pilastro una giustizia che sia verità e che possa ricostruire i punti oscuri”.

 

Stamattina Lucia, Fiammetta e Manfredi Borsellino, i figli di Paolo il magistrato assassinato dalla mafia 26 anni fa insieme agli agenti della scorta, hanno partecipato nella chiesa di San Francesco Saverio a Palermo, alla messa in memoria delle vittime della strage di via D’Amelio, celebrata da parroco Don Vito Scordato. Con loro  anche le figlie e i nipoti del giudice Borsellino. Alla funzione religiosa e commemorativa erano presenti tra gli altri anche il questore di Palermo Renato Cortese, il prefetto di Palermo Antonella De Miro è il sottosegretario agli Interni Stefano Candiani.

“Ci sono molti momenti per ricordare. Lo abbiamo fatto ieri in via D’Amelio dove mia nonna ha piantato un albero d’ulivo. E lo stiamo facendo adesso, questa mattina in chiesa partecipando alla cerimonia religiosa”.
Lo ha detto Fiammetta Borsellino, lasciando intendere che non parteciperà ad altre cerimonie ufficiali in giornata.

“Caro nonno mi dispiace per il 19 luglio 1992. Certo se tu fossi vivo avresti capito quanto ti coccolerei. Ti voglio bene. La tua nipotina Fiammetta Borsellino”. È il messaggio letto da Don Cosimo Scordato alla fine della messa in memoria del giudice Paolo Borsellino contenuto in un bigliettino scritto dalla piccola nipote del magistrato ucciso 26 anni fa e figlia di Manfredi Borsellino, il secondogenito del magistrato.

Il messaggio era accompagnato da un disegno che raffigurava un grande cuore.

Via Mariano D’Amelio, 26 anni dopo la strage, si è trasformata in un ”campus” per bimbi con attività ricreative, giochi, letture con l’iniziativa ”Coloriamo via D’Amelio” in occasione dell’anniversario dalla strage.

Centocinquanta bambini di sei scuole hanno partecipato anche a laboratori nell’ambito del progetto ‘Lo sport è un diritto per tutti’. Con in bambini ci sono anche il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il sindaco Leoluca Orlando, e Rita Borsellino.

”Verità e giustizia – ha detto il ministro – sono valori importanti per la vita dell’uomo. A questi si aggiunge la ricerca della libertà personale. Ricordiamo oggi questa tragedia che ha un valore simbolico forte che vuole trasmettere ai ragazzi dei valori importanti. La scuola vuole trasmettere anche valori legati a quel senso etico e di partecipazione che oggi sono da ricercare individualmente e collettivamente”.

A 26 anni dalla strage di via d’Amelio, è stato commemorato oggi a Muggia (Trieste) l’Assistente Eddie Walter Cosina, morto nell’attentato in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e altri agenti della scorta.

Cosina è stato ricordato durante una messa di suffragio nel duomo cittadino, officiata da Don Paolo Rakic, Cappellano
Provinciale della Polizia di Stato. Successivamente è stata deposta una corona sulla sua tomba.

Alla cerimonia erano presenti i famigliari, il Prefetto di Trieste Annapaola Porzio, il Questore di Trieste Isabella Fusiello, il sindaco di Muggia Laura Marzi e altre autorità civili e militari, oltre a una rappresentanza di soci della sezione locale dell’Associazione nazionale Polizia di Stato (Anps) con il labaro.

“Onorare la memoria del giudice Borsellino e delle persone che lo scortavano significa anche non smettere di cercare la verità su quella strage”. Lo afferma il presidente Sergio Mattarella in una dichiarazione nel ventiseiesimo anniversario della strage di via D’Amelio.

“A ventisei anni di distanza – afferma il presidente Mattarella – sono vivi il ricordo e la commozione per il vile attentato di via d’Amelio, in cui hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina. Borsellino era un giudice esemplare: probo, riservato, coraggioso e determinato. Le sue inchieste hanno costituito delle pietre miliari nella lotta contro la mafia in Sicilia. Insieme al collega e amico Giovanni Falcone, Borsellino è diventato, a pieno titolo, il simbolo dell’Italia che combatte e non si arrende di fronte alla criminalità organizzata”.

“La strage di Via d’Amelio è una pagina tra le più oscure e inquietanti della storia repubblicana, sulla quale va fatta piena verità e giustizia a partire dalle recenti acquisizioni”. Lo afferma l’ex presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.

“A 26 anni dal tragico eccidio è evidente, come avevamo già scritto nella nostra relazione conclusiva, il depistaggio operato fin dalle primissime indagini e il carattere anomalo dell’improvvisa accelerazione con cui si volle eliminare Paolo Borsellino. Non possiamo accontentarci delle condanne a cosa nostra e al suo capo Totò Riina, vanno accertate anche le evidenti responsabilità istituzionali e giudiziarie che dimostrano intollerabili opacità e carenze del sistema democratico. Il Paese ha retto l’urto eversivo della stagione delle stragi mafiose ma troppi sono ancora gli interrogativi che i tanti processi non hanno chiarito. E’ un compito che non può essere affidato solamente alla magistratura, spetta anche alle istituzioni della politica, in primo luogo al Parlamento e alla futura commissione antimafia, operare per restituire alle famiglie delle vittime e agli italiani la certezza che la verità
rende più forte la nostra democrazia”, conclude Bindi.

Stasera, come ogni anno, parteciperò alla fiaccolata in memoria del giudice Paolo Borsellino e degli agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Lo farò con la consapevolezza di rappresentare, quest’anno, lo stato d’animo di condivisione dell’intera comunità siciliana”.
Lo ha scritto su Facebook il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.