I gravi indizi di colpevolezza ci sono e il pericolo di fuga è da ritenersi sufficiente anche per la configurabilità dell’esigenza cautelare. Sussiste anche il concreto pericolo degli indagati commettano altri reati. Così il Gip del tribunale di Sciacca (Ag), Alberto Davico, motiva la convalida del fermo del radicale Antonello Nicosia, del boss Accursio Dimino e di tre favoreggiatori mafiosi arrestati lunedì dalla Dda di Palermo.

Il giudice, competente perché il provvedimento è stato eseguito a Sciacca, contestualmente ha trasmesso gli atti a Palermo. Nella motivazione ha sottolineato “la spiccata pericolosità criminale” degli indagati. Il gip Davico ha evidenziato anche il “gravissimo contesto associativo di riferimento e la non occasionalità delle condotte degli indagati Dimino  e Nicosia a pieno titolo inseriti – scrive – nell’ambito della criminalità organizzata di stampo mafioso e comunque in gruppi operanti con metodo mafioso collegati fra loro da vincoli stringenti”.

Il Gip parla di “infiltrazioni gravissime di Cosa nostra negli apparati dello Stato strumentalizzati per fini apparentemente nobili, in realtà volte ad alleggerire il rigore della detenzione dei mafiosi”. Il riferimento è ai rapporti di Nicosia con la deputata Giusy Occhionero di cui l’uomo era collaboratore parlamentare.

E’ pesantissimo il giudizio sulla deputata Giusy Occhionero espresso dal gip. Secondo il gip, la Occhionero, facendosi accompagnare nelle visite in carcere ai boss da Nicosia, senza aver fatto alcun controllo sul suo passato (il Radicale aveva una precedente condanna per traffico di droga a 10 anni e sei mesi) dimostra o “un grave difetto di consapevolezza” oppure “una connivenza”.

Sospendendo il giudizio sulla posizione della Occhionero, al momento non indagata, il gip sottolinea però che “tramite un messaggio proveniente dalle carceri può essere ben ordinato un omicidio e garantita l’operatività di Cosa nostra”.