“Una situazione drammatica sotto tutti i punti di vista”. Così Santo Cutrone presidente di Ance Sicilia intervistato da Blog Sicilia dipinge la situazione dell’edilizia nell’Isola.

A dieci anni dall’inizio della crisi abbiamo chiesto al presidente dell’associazione che rappresenta gli edili di tracciare un bilancio ed indicarci le criticità del settore che in questi anni ha sofferto e subito una vera debacle, lasciando il territorio ancora una volta indietro.

“Dall’inizio della crisi, nel 2008, abbiamo registrato un miliardo di euro in meno di investimenti sulle opere pubbliche, oggi siamo arrivati a 180 milioni di euro – spiega Cutrone -. Un tracollo che non è soltanto dell’edilizia ma di tutto l’indotto che vi ruota attorno, abbiamo perso 120 mila 130 mila posti lavoro che equivalgono trenta volte alla crisi dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese”.

Cifre da bollettino di guerra a cui, questo è quello che denuncia Cutrone, la politica negli anni ha saputo dar poche risposte, rimanendo troppo spesso e troppe volte in silenzio.

Oggi con l’avvio di una nuova legislatura il presidente dell’Ance parla “di cambio di passo” di “dialogo aperto” ma ancora molto resta da fare. A Cutrone abbiamo proprio chiesto di capire quali sono stati gli errori commessi nel passato e quali interventi potrebbero ridare fiato al settore.

“Le imprese  sia quelle che lavorano nel pubblico che quelle che lavorano nel privato sono state abbandonate da tutti governi regionali, non ultimo da quello Crocetta – denuncia Cutrone -. Basta vedere la notizia della multa dell’Unione Europea perchè che siamo inadempienti per non avere realizzato e ammodernato gli impianti di depurazione. Gli investimenti per questa materia sono per un miliardo e 200 milioni. Se si fosse lavorato su questa riqualificazione avremmo migliori condizioni igienico sanitarie ed una migliore qualità del mare oltre che si sarebbe messo in moto tutto il settore”.

Ma non è solo questo uno dei nodi al pettine: “Soffriamo anche per i lavori pubblici, gli investimenti completamente fermi. La Sicilia inoltre è stata saccheggiata da grossi gruppi imprenditoriali del nord che poi ci lasciano le opere incompiute. Un esempio per tutti la Siracusa-Gela, stiamo perdendo 120 miliardi europei se non completiamo entro 2018. Avevamo chiesto che l’ impresa siciliana associata a Condotte Spa, che si trova in amministrazione controllata, avesse affidato il completamento, così occuperemmo manodopera. Stesso discorso vale per la 640 e per tutti gli interventi manutentivi annunciati da Anas che vanno avanti con grosse difficoltà”.

Stessa situazione allo sbando sulla viabilità provinciale, dove l’Ennese rimane una delle province più disastrate.

Ma i nuovi interlocutori politici con avvio del Governo Musumeci stanno tracciando una linea di demarcazione rispetto al passato?

“Con la nuova legislatura abbiamo trovato un assessore lavori pubblici, Marco Falcone, disponibile aperta al dialogo e che ci sta seguendo ma è chiaro che le cose  non si possono cambiare dall’oggi domani – sottolinea il presidente dell’Ance -. Un segnale positivo che abbiamo rintracciato riguardo il prezziario regionale che è stato pubblicato entro i termini.  Sugli investimenti qualcosa si sta muovendo, abbiamo difficoltà nell’aggiudicazione degli appalti da quando ci siamo adeguati alla normativa nazionale. I ribassi che imprese sane devono produrre sono del 35%-37%, le imprese che non fanno lavoro nero, ma pagano contributi e sono in regola vengono penalizzate. Stiamo collaborando con il governo regionale per vedere di modificare questa legge sui lavori pubblici”.

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