Legge sui beni culturali, si riparte da zero, o quasi. Il nostro obiettivo è quello di fare un testo che parta dal basso, coinvolgendo esperti ed operatori del settore. Per questo abbiamo chiesto che il testo venga fermato e si proceda ad una nuova serie di audizioni per lavorare, gomito a gomito, con chi opera sul campo. Non daremo mai il nostro via libera ad un ddl fatto dalla Lega o a quello di Sammartino, che era pieno di falle e che abbiamo praticamente stravolto”.

Lo affermano i componenti della commissione Cultura, Ketty Damante, Giovanni Di Caro, Nuccio Di Paola e Roberta Schillaci, assieme a Valentina Zafarana.

“Abbiamo recepito tutte le richieste pervenute da sovrintendenti, direttori di parchi e altri operatori, con l’intento di realizzare con le loro indicazioni un vero e proprio ddl di commissione. Il nuovo testo verrà sottoposto nuovamente agli operatori ed esperti del settore per un nuovo parere”.

“Anche oggi – concludono i parlamentari in una nota di ieri – l’assessore della Lega Samonà era assente in commissione, fatto da censurare senza se e senza ma. Finora in commissione è venuto una sola volta, cosa che non depone certo a suo favore e che non fa presagire nulla di buono per i Beni culturali in Sicilia”.

Anche ambientalisti e architetti siciliani hanno fatto fronte comune contro il ddl.
Le Associazioni in difesa del patrimonio culturale e paesaggistico, insieme agli Ordini degli Architetti, si uniscono e per dire “no” ad un disegno di legge che “mortifica le Soprintendenze e stravolge le norme sui piani paesistici”.

“Un tentativo di riforma legislativa – si legge in una nota – caratterizzata da un sostanziale analfabetismo non solo della normativa nazionale di settore, ma anche di quella regionale”.

Il punto è stato fatto qualche giorno fa a Palermo in occasione di un incontro che si è tenuto presso la sede del circolo Arci Tavola Tonda ai Cantieri Culturali alla Zisa.

Il fronte del no chiede il ritiro del disegno di legge. “Il senso di questa iniziativa non è stato solo quello di dire no, ma di capitalizzare tutte le osservazioni e riflessioni per produrre un documento propositivo – dice Silvia Mazza, giornalista e storico dell’arte – . Abbiamo gettato la prima pietra per costruire un ponte tra la Regione autonoma e il resto d’Italia. Nei miei articoli ho sempre messo a confronto i due sistemi paralleli dei beni culturali”.

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