I giudici di cassazione hanno confermato 10 condanne agli imputati nel processo scaturito dall’operazione “Black Cat” dei carabinieri, che nel 2016 arrestarono boss e gregari di diversi clan delle Madonie.

Le decisioni dei giudici

Sono stati respinti i ricorsi presentati da Mercurio Bisesi di Termini Imerese che in appello era stato condannato a 10 anni; Loreto Di Chiara di Caccamo, 11 anni e 7 mesi; Luigi Giovanni Barone di Caccamo 9 anni; Nicasio Salerno di Caccamo, 15 anni; Rosario Lanza di Cerda, 9 anni; Riccardo Giuffrè di Caltavuturo, 9 anni; Nicola Teresi di Sciara, 9 anni; Antonio Marino di Trabia, 4 anni e sei mesi; Salvatore Cancilla, 9 anni e sei mesi; Salvatore La Barbera di Trabia, 6 anni.

La riforma anche di alcune assoluzioni

Per Giuseppe Albanese di Caltavuturo, assolto in primo grado e condannato in appello a 9 anni difeso dagli avvocati Giuseppe Minà e Francesco Petrelli, e Gioacchino Martorana di Castelbuono condannato a 2 anni e mezzo in appello, difeso dall’avvocato Vincenzo Alaimo, i giudici della suprema corte hanno deciso che si dovrà celebrare un nuovo processo in corte d’appello.

Sei assolti in appello

In appello oltre ai condannati sei imputati erano stati assolti e per uno era scattata la prescrizione. Per gli assolti la procura non aveva presentato ricorso.

Nella stessa giornata altra vicenda nel Siracusano

Sigilli ai beni di un imprenditore Catanese condannato per mafia. Aveva avviato nuove attività commerciali aiutandosi con l’aiuto del figlio e di compiacenti soci e prestanome.

L’accusa

Nell’ambito di attività di indagine coordinate dalla Procura di Catania i finanzieri del comando provinciale di Catania hanno dato esecuzione alla sentenza con cui il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Siracusa ha condannato Domenico Waldker Albergo, il figlio Corrado, Nicolò Giulio Lentini e Giuseppe Balestrieri. L’accusa è di trasferimento fraudolento di valori in concorso. Ad essere stata disposta, tra l’altro, la confisca di un’azienda di rivendita alimentare e un pub, entrambi con sede a Noto nel Siracusano, di due immobili sempre ubicati a Noto e di un’autovettura di lusso, per un valore complessivo stimato di 2,5 milioni di euro.

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