Al vertice della mafia che comandava al Villaggio Santa Rosalia, quartiere periferico di Palermo, anche se in carcere a Rebibbia, c’è Salvatore Sorrentino, detto ‘Salvino’ e noto come lo “studentino”. Sorrentino è nipote di Francesco Paolo Barone, appartenente alla famiglia di Pagliarelli. Barone è sposato con Rosaria Lombardo, zia di Emanuela Lombardo, moglie di Salvatore e madre di Vincenzo. Legami che emergono nell’operazione della guardia di finanza che ha portato in carcere 26 persone. Sono accusate a vario titolo di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l’aggravante dell’associazione armata, trasferimento fraudolento di valori al fine di agevolare cosa nostra, e traffico di stupefacenti con l’utilizzo del metodo mafioso.
Dietro le sbarre per la prima volta quasi 20 anni fa
Sorrentino è stato arrestato la prima volta nel 2005, assolto e scarcerato nel 2007. Nel 2008 è stato di nuovo arrestato e condannato per aver fatto parte della famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia. Condannato in questo caso a 8 anni e 5 mesi di reclusione. Venne scarcerato per fine pena nel 2015. E’ finito di nuovo nell’inchiesta Cupola 2.0 e condannato in primo grado, accusato di essere a capo della famiglia del Villaggio. “Relazionandosi – scrive il gip Walter Turturici – con Settimo Mineo per gestire le attività delittuose nel territorio di competenza”. Sorrentino faceva arrivare i suoi ordini attraverso il figlio Vincenzo, anche lui arrestato nel corso dell’operazione della guardia di finanza.
I collegamenti in videoconferenza
Gli ordini arrivavano durante le videoconferenze con i membri della famiglia Maniscalco, Ciccio, Francesco e Anthony, Maria Mazzè, moglie di Andrea Ferrante, Leonardo Marino, Morris Morgan Cardinale. Direttive per controllare in autonomia il tessuto economico del quartiere. “Nel corso degli anni – si legge nell’ordinanza – nel territorio del Villaggio Santa Rosalia risulta aver assunto una rilevanza sempre maggiore un gruppo di potere. Da decenni esercita la propria influenza nei confini territoriali, al punto da avere acquisito un’autonomia tale da potere ambire ad essere considerato alla stregua delle altre famiglie del mandamento”.
Un’autonomia espansionistica
Anzi, rilevano gli inquirenti, l’autonomia della famiglia del Villaggio Santa Rosalia sembrerebbe estendersi. A tal punto da non subire particolari limitazioni, neppure dai vertici del mandamento di Pagliarelli di cui fa parte. “Il Villaggio Santa Rosalia – si legge sempre nell’ordinanza – rappresenta un enclave mafiosa dotata di autonomo potere. Capace di dispiegare una forte influenza in tutto il mandamento di Pagliarelli, tanto da essere direttamente collegata ad altre famiglie di diversi mandamenti da fitte relazioni consolidatesi nel tempo”.
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