“Valutiamo l’appoggio esterno”. Sono queste le parole del coordinatore siciliano di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, in una intervista rilasciata alla Stampa, che avevano acceso ansie e preoccupazioni negli ambienti del centrodestra nazionale, impegnato a ricucire lo strappo tra Berlusconi e la Meloni all’indomani dell’elezione di La Russa a presidente della Camera dei Senatori. Miccichè ha già lasciato il segno con le sue dichiarazioni al cardiopalma. Una “emergenza” già rientrata non prima di buttare un po’ di benzina sul fuoco che arde nell’agone della destra che si appresta a governare il Paese.

Dopo la fiammata, Miccichè mette acqua

“Meloni ha deciso di fare fuori Berlusconi. Lui che ha sdoganato la destra in Italia e ha inventato il centrodestra. È tremendo”. Ha detto Miccichè, citando Francesco Alberoni sulla “totale irriconoscenza” e spiegando che comunque la fiducia alla Meloni sarà votata. Per l’ex presidente Ars,  un modo per superare l’impasse nel centrodestra sarebbe stato quello di dare l’appoggio esterno al governo. “A questo punto si scelga lei (la Meloni, ndr) questi scienziati di ministri”, avrebbe aggiunto salvo poi correggere il tiro e smorzare quanto detto in precedenza. “Io sono assolutamente sicuro che oggi si faccia la pace, ma dobbiamo vedere se si trova una soluzione compromissoria o meno, io spero che sia così, che Giorgia e Silvio trovino la quadra”. Negli ambienti politici si mormora che ci sia il suo zampino nel mancato voto a Ignazio La Russa, intanto divenuto presidente del Senato. Miccichè avrebbe preferito vedere Licia Ronzulli su quella poltrona. “Il “caso Ronzulli” non è mai esistito, e comunque non esiste più” ha detto comunque la protagonista delle vicende romane.

La doppia partita, il fronte siciliano

Ma la partita è doppia per Miccichè ancora incerto tra senato e Ars. Adesso c’è un’altra grana a Palazzo D’Orleans che riguarda il toto assessori regionali che affiancheranno il neo governatore Renato Schifani. Una vera e propria grana per cui il coordinatore Miccichè ha convocato a Palermo una riunione dei deputati di Forza Italia alla presenza anche del neo governatore Renato Schifani. Miccichè sembra avere le idee chiare, “A noi la Sanità”. Il che significa: se il coordinatore azzurro dovesse essere accontentato, potrebbe restare in Sicilia non andando al Senato, anche per paura di una possibile ma improbabile caduta del governo Meloni.

Il vertice di Forza Italia, clima disteso

Ieri il vertice tra gli azzurri siciliani è andato avanti con serenità dopo le buone notizie che sono arrivate da Roma sulla tregua Berlusconi-Meloni. L’incontro ha confermato le regole d’ingaggio: basta sotterfugi e vendette. Forza Italia si affiderà a Schifani, a lui spettano le scelte che saranno fatte per la composizione della giunta. Lo stesso Schifani avrebbe ribadito che i tempi per l’insediamento degli assessori saranno medio-lunghi per via delle verifiche ancora in corso delle schede in alcune circoscrizioni elettorali e che in questa fase ha la necessità di affrontare le emergenze, dai nubifragi che hanno provocato ingenti danni soprattutto nel trapanese alla situazione dei conti della Regione, in particolare riguardo la parifica del rendiconto in fase d’esame da parte della Corte dei Conti. Schifani ha spiegato che dalla settimana prossima comincerà a scegliere i criteri per la designazione degli assessori. L’idea rimane quella di formare una squadra di assessori-deputati.

(nella foto l’ultima cerimonia del ventaglio da presidente Ars di Gianfranco Micciché)

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