L’iniziativa del presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, che ha chiamato singolarmente i giornalisti e un editore per contestare le notizie pubblicate sull’inchiesta “Sorella sanità”, quasi fossero state inventate dai cronisti, lascia esterrefatti e preoccupati”.

Lo sostiene l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, che “rileva come nella sola ordinanza di custodia cautelare riguardante tra gli altri l’ex commissario Covid per la Sicilia, Antonino Candela, e l’ex direttore generale dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, – si legge nella note dell’ordine dei giornalisti di Sicilia  – il nome di Miccichè e del fratello Guglielmo compaiano anche in uno dei capi di accusa contro Damiani. Né il presidente dell’Ars, né il fratello sono indagati, ma il loro cognome ritorna 55 volte e alcune persone intercettate ne parlano come sponsor di Damiani: a proposito, a sproposito, millantando? Comunque stiano le cose, certamente ciò non può essere stabilito dai giornalisti”.

Non si capisce dunque cosa “l’esponente politico, personaggio pubblico e centrale nelle istituzioni siciliane, contesti preventivamente ai cronisti, anche con toni incomprensibilmente duri e diretti, minacciando querele e chiedendo di modificare titoli e contenuti dei pezzi, quando avrebbe potuto esprimere la propria posizione e sostenere la propria estraneità alla vicenda, riservandosi eventualmente di smentire le affermazioni che lo riguardano con gli inquirenti e con gli investigatori, oltre che con i giornalisti – prosegue la nota  -L’Ordine è al fianco dei colleghi, ai quali raccomanda di non lasciarsi condizionare e di andare avanti, nel rispetto delle regole della verifica delle fonti di informazione e, laddove vi sia la disponibilità degli interessati, del contraddittorio e del diritto di replica”.

Articoli correlati