- ‘Pace armata’ nella maggioranza Musumeci
- Parla a BlogSicilia Gaetano Armao
- Il vice presidente della Regione indica le priorità
- E parla anche del ‘futuro’ politico di Palermo
“E’ bene che in Forza Italia si sia riaperto il dialogo perché il confronto è la base della politica ed è la politica quella che deve governare le scelte. Ma occorre ripristinare ‘organismi’ di dialogo”.
A parlare a BlogSicilia è Gaetano Armao, assessore regionale all’Economia e Vice Presidente della Regione ma soprattutto uno dei due assessori in quota Forza Italia a non aver firmato il documento di mercoledì sera alla fine della riunione del gruppo azzurro che ha riconfermato fiducia in tutti, assessori, presidente e coordinatore regionale. L’altra firma mancante di assessore è quella di Marco Falcone. Ma a rifiutarsi di firmare quel documento è stato anche il deputato trapanese di Forza Italia, Stefano Pellegrino.
Nessuno racconta veramente come stanno le cose in via ufficiale ma i corridoi di palazzo hanno occhi e orecchie e il tema di scontro è sulla bocca anche delle ‘balate’ della residenza dei Normanni. In fieri c’è la chiusura di un accordo che rappresenterebbe una sorta di ‘tutti dentro’. In un unico Calderone (e non stiamo parlando del capogruppo forzista) Forza Italia, Italia Viva, Pd e, perché no, anche 5 stelle. Una ipotesi da era post partitica nella quale l’ideologia non esiste più e i confini del partito e di coalizione nemmeno.
Un tema sul quale tutti alzano muri e tutti smentiscono ma che continua a circolare fra i corridoi, sui passamano, negli anti e fra le eco remote del palazzo.
Neanche Armao conferma, tutt’altro. Però sollecitato qualcosa dice, sia pure di carattere generale: “Occorre distinguere per unire, lo affermava J. Martin. Non si può cedere alla tentazione di considerare la politica defunta altrimenti cadiamo in quella che un mio cugino, Fabio Armao, dell’Università Torino, ha definito l’Oikocrazia ovvero il governo dei clan. Se vengono meno i valori e le idee che distinguono partiti ed anche quelli della coalizione tutto diventa confusionario ed i clan dominanti si accordano per gestire il potere. Non può andare così e bisogna tornare a far vincere la politica e le sue idee forti. Come, peraltro, avviene in tutte le grandi democrazie”.
Ma assessore lei crede che la politica esista ancora nonostante i continui cambi di casacca un po’ ovunque ?
“Quello che diciamo, con Schifani, Falcone e Pellegrino nella sostanza è proprio questo: non si può travalicare disinvoltamente il perimetro del centrodestra. E’ un confine netto e ben preciso che non va superato. Il campo largo facciamolo cercare al Pd. Sul merito dei tanti problemi della società siciliana si discute e ci si confronta. Ma ci sono differenze ideali, di visione della società che devono restare. Io mi sento Popolare per storia e passione e noi popolari abbiamo una cultura sociale diversa da quella del Pd, deve essere chiaro. Per noi la politica, lo diceva Sturzo, e’ conservare e riformare. Nel sistema elettorale misto con base maggioritaria non può esserci spazio per alleanze variabili. Diverso è se cambia il sistema in senso proporzionale. Ma non siamo in questa condizione”.
Quindi non si parla con Italia Viva o con il Pd ?
“Il tema è essere chiaramente distinti per potersi confrontare con lealtà istituzionale sui temi. E’ necessario affrontare, discutendo ed intendendosi, l’emergenza sanitaria, economica e sociale, ma questo non può divenire una formula politica. La Sicilia vive un momento drammatico che impone serietà, non formulette. Abbiamo avviato in queste ore il percorso per la formazione del documento economico e finanziario 22-24 e le cifre sono allarmanti. Bisogna stringersi per il bene della Sicilia, in questa fase e per il bene di questa terra. Ma non può significare fare pastrocchi. Non si può impastare di tutto in una logica senza distinzioni ideali. Perché poi la gente non capisce. Ciascuno ha la sua storia, i suoi valori di questo ho parlato qualche giorno fa con il Presidente Berlusconi. E questo deve restare chiaro dentro le coalizioni, nelle quali ogni forza politica offre il suo contributo”.
Ma il percorso, quale che esso sia, deve iniziare da Palermo che è la prima al rinnovo
“Non c’è dubbio che il ragionamento deve essere cumulativo a partire da Palermo. E a Palermo non si può che partire da una considerazione: la stagione Orlando è chiusa. Occorre voltare pagina. E’ non è una questione personale, non riguarda Orlando. Leoluca è personalmente un amico. E’ con lui che ho cominciato il mio percorso politico quarant’anni fa’ quando puntava già alla sindacatura. Gli riconosco grandi meriti sul fronte della lotta alla mafia, della cultura e, ad esempio, sulle pedonalizzazioni. Ma le centinaia di bare senza sepoltura, lo stato di strade e marciapiedi impongono una svolta. L’esempio ci viene dall’Europa. Orlando ama dire Palermo città Europea. Ricordo che per Georges Steiner civiltà europea si riconosce nei suoi caffè. Nei caffè delle capitali europee si è fatta cultura, politica, sport e tanto altro. Di quei caffè a Palermo non ne e’ resistito nessuno. Metafora di una Città che perde le sue radici. Come in via Maqueda pedonalizzata. Giusto pedonalizzare, anche se occorre predisporre parcheggi di scambio e servizi pubblici. Ma non si può trasformare un asse storico in un villaggio gastronomico. Non può essere così. E poi, prima di questo, ci sono i marciapiedi, le strade, le aiuole, le panchine. E’ forse questa una condizione europea? Senza accennare nemmeno alle emergenze tremende di questa città negli ultimi mesi”.
E poi c’è la Regione
“Certamente. E le questioni vanno affrontate in termini economici e politici . Forza Italia deve rivendicare il suo ruolo ma deve farlo senza perdere l’identità popolare e liberale, senza smarrire il valore della coalizione fondata da Silvio Berlusconi, il centro-destra. Scongiurando Macedonie incomprensibili od immotivate dichiarazioni di fallimento dove si sono raggiunti positivi risultati. Non siamo il PD della vergognosa gestione di Crocetta & C., del quale paghiamo ancora le conseguenze. Ma il centro-destra che ha vinto le elezioni e governo con la guida di Musumeci. Lo dico senza polemica, ma con spirito costruttivo, solo una coalizione perdente cambia la guida. Ecco perché va ricandidato Nello Musumeci. In questo contesto è molto positivo che Forza Italia abbia riaperto il dialogo ed il confronto interno”.
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